Thiago: la “fascia” ti aspetta…

Ci fu il tempo di Baresi, del capitano con il 6 sulle spalle, un supereroe che non aveva né mantello né costume ma “solo” una maglia rosso-nera tatuata sul corpo. Ci fu il tempo di Maldini l’esempio più limpido e chiaro di rossonerità, per generazioni di diavoli è stato il figlio, fratello o padre calcistico, un’eleganza fuori dal comune anche ma non solo in campo, un capitano silenzioso e vincente, un simbolo.

Il presente ed il domani sarà il suo tempo, il tempo del leader difensivo per eccellenza sul panorama calcistico mondiale, del difensore probabilmente più forte del mondo, di un giocatore unico nel suo genere:  del nostro numero 33.

Era un freddo Gennaio milanese quello che vide l’arrivo al Milan di Thiago Emiliano da Silva. Arrivato tra lo scetticismo generale soprattutto per i 10 milioni di euro spesi per il suo cartellino e per l’impossibilità di schierarlo da subito causa mancanza del posto da extra-comunitario il difensore brasiliano si mise subito a lavoro con grande dedizione apparendo per la prima volta con i colori sociali nell’amichevole contro l’Hannover del Gennaio 2009. All’inizio della nuova stagione Thiago aveva acquisito già conoscenza del calcio italiano e feeling con i compagni e questo lo rese da subito il perno difensivo che tutti conosciamo.

Appare chiaro come un giocatore della caratura di Thiago Silva abbia smosso le attenzioni delle big europee pronte a soffiarlo al Milan, tra le grandi squadre interessate si ricordano Manchester, Chelsea, Real Madrid e Barcellona. Ma sono soprattutto i “blaugrana” a fare pressione sul centrale mostrando più e più volte la volontà di formare la coppia di centrali più forti del mondo con Piquè. I tentativi spagnoli sono stati molti: da offerte “monstre” al Milan fino al tentativo di un inserimento del giocatore nella “trattativa-Ibrahimovic”.

Ma Thiago non è un mercenario, non lo può essere, il Milan è la sua casa, la sua storia, la sua fede calcistica, un giocatore che ha sposato in pieno il progetto fin da subito, fin da quando, scatenando l’ilarità di molti e lo sdegno di altri, scelse il numero 33 perché voleva diventare un leader come lo era stato Il Numero “3”. Lasciamoli ridere, lasciamoli sogghignare come fecero a suo tempo per Kakà, il cui nome non era degno di essere accostato alla dicitura campione, sappiamo tutti come è finita. Thiago non ci ha traditi e, fino al 2016, anno di scadenza del suo contratto, non lo farà, vuole diventare una bandiera, un leader, e, magari un capitano. E allora cosa aspettiamo? Coccoliamoci il nostro granitico 33, teniamolo stretto, perché l’unico Thiago Silva l’abbiamo noi, agli altri, come sempre, lasciamo le battute. 

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