Veni, vidi, vici

Altri tre gol fatti, altri tre punti. Quarta vittoria consecutiva in campionato, questa volta con una squadra da annoverare tra le grandi o quantomeno candidata ad esserlo e da considerare addirittura un’avversaria diretta per lo scudetto per Mister Allegri.

Gli uomini di Luis Enrique, giovane allenatore lucido e imperturbabile oltre che preparato, sono una squadra destinata a tornare protagonista in seria A se solo la nuova dirigenza saprà nel tempo assecondarlo. Nella serata di ieri ha dimostrato però tutti i suoi limiti oltre che i suoi pregi. Orfana di Totti, ha schierato tre centrocampisti centrali, De Rossi, Gago e Pizarro, trascurando le fasce per primeggiare centralmente, col risultato di comandare il fulcro della mediana, dove Van Bommel è andato spesso in difficoltà, rimediando un giallo meritato già nel primo tempo, ma lasciando spazi sui laterali. Entrambi i tecnici hanno deciso di prevalere in una zona nevralgica per soffrire di fatto in un’altra.
Partita vivace, con fasi offensive alterne e spesso insidiose.

Il vantaggio rossonero arriva da un’iniziativa del Boa, che salta l’uomo, offre al Principino lo spazio e la palla per servire Ibra che di testa sigla il vantaggio dopo 17′ minuti.
La Roma spinge da subito per riprendere la partita, ma lascia praterie al Diavolo che però non azzanna la Lupa alla giugulare e finisce per incassare l’1-1 di Burdisso, che di testa su calcio d’angolo anticipa Zambrotta, il quale già qualche minuto prima sulla stessa situazione era andato in difficoltà. Marcatura totalmente senza senso questa che poteva esser ancor più deleteria, fortuna che il Conte Max se ne accorge e dal pari in poi, sul difensore ex-interista, mette Boateng che ne limita le capacità aeree.

Su un altro corner invece, due minuti dopo, è il nostro Ministro della DIfesa Sandro Nesta a siglare l’1-2, il quale complice una dormita generale colpisce di testa in mezzo all’area di rigore e con sommo piacere ferisce l’Olimpico, manco fosse un derby capitolino.
Nella ripresa i padroni di casa alzano il ritmo e collezionano tiri dalla bandierina a ripetizione. Mettono tanta pressione sulla palla e si rendono pericolosi con palle inattive.
Il Milan mette così alla prova la sua compattezza e la sua capacità di ripartire.
In più di un’occasione un calcio da fermo loro si trasforma in un contropiede nostro e stringi stringi, malgrado la pressione subita, le palle gol sono forse più rossonere che giallorosse.

Nel finale entrano Cassano e Emanuelson al posto di Robinho e un nervoso Kevin-Prince, espulso una volta in panchina da D’Amato.
I due nuovi entrati sfruttano meglio gli spazi concessi e creano palle gol a ripetizione. Ma è solo grazie ad un’altra distrazione romanista da corner battuto rapidamente che troviamo l’1-3, di nuovo di Zlatan, di nuovo di testa e sempre assistito da Aquilani, che pare chiudere la querelle.

Un guizzo di Lamela e l’opportunismo di Bojan però la riaprono poco dopo, giusto per rendere più saporito il gusto della conquista.Le zone alte della classifica tornano definitivamente di nostra competenza. Ora bisogna guardare all’Europa e sarebbe gradito, nonchè per l’autostima consigliato, un clean sheet.

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