Comprimari in Europa: ecco perché

Diciotto partite: cinque vittorie, sette pareggi e sei sconfitte. E’ questo lo score, in Champions League, del Milan targato Allegri. Niente a che vedere con i fasti degli anni ’90 e dell’era Ancelotti. Ma non facciamone un dramma. Chiunque fosse competente in materia, sarebbe in grado di analizzare la situazione in maniera organica, non fossilizzandosi sulle statistiche. Urge fare chiarezza.

Il biennio Max non è da buttare. Anzi. Se l’eliminazione dello scorso anno doveva essere evitata, visto che il Tottenham era un avversario alla nostra portata, diverso è il discorso inerente la stagione in corso. Miglioramenti in vista. Il Milan avrebbe dovuto superare gli Ottavi di Finale, obiettivo che non centrava da cinque anni. E così è stato. L’Arsenal, a San Siro, è stato demolito. E, quando all’Emirates tutto sembrava finito, i nostri sono riusciti a gestire la situazione e a legittimare il vantaggio.

Se poi avessero eliminato il Barça, tanto di guadagnato. Lo 0-0 dell’andata, figlio di una gara interpretata alla perfezione, lasciava ben sperare. Ma, al Camp Nou, il Barcellona ha avuto la meglio. Cause dell’eliminazione: superiorità blaugrana, decisioni di Kuipers, negligenza nel verticalizzare per Ibrahimovic e ostinazione nel fare possesso palla. Peccato. Riusciti a pareggiare, avremmo potuto provare a ripetere la gara di Milano. Ma il secondo rigore ha scombussolato i piani.

Sta di fatto che il Milan è uscito senza rimpianti. Si è fatto il possibile(o quasi). Per dominare l’Europa, d’altronde, occorrono investimenti. Bisogna acquistare top players in ogni reparto. E per via di svariati fattori, fair play finanziario in primis, il club di via Turati non può farlo. Barcellona, Bayern Monaco, Real Madrid, Manchester City, tanto per citarne alcuni, sì.

Galliani, aiutato da Allegri, è costretto a preparare colpi low cost. Trattasi di scommesse vinte, utili alla causa, ma che non bastano per aggiudicarsi la coppa dalle grandi orecchie. Non sfigurano, dimostrano efficacia e concretezza, ma non permettono il salto di qualità. Elementi da Campionato.

Il Milan, nessuno lo metta in discussione, presenta un’identità precisa ed un assetto tattico di tutto rispetto. Il tricolore non costituisce un’utopia. Ma in Champions, finché Berlusconi non tornerà a spendere, si dovrà accontentare di un ruolo da
co-star. Facciamocene una ragione.

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