Tra retroscena e confessioni, Montolivo: “Il mio destino era rossonero”

Eccolo qui, uno dei nuovi arrivati e tra i migliori in campo nel match contro il Chelsea: Riccardo Montolivo, nella notte di scena al Sun field, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

Il centrocampista di Caravaggio ha affermato di essere pronto ad affrontare questa nuova avventura e ha svelato un retroscena inerente il fatto che già da anni potesse vestire la maglia del Milan: “Quando c’è da ricominciare, c’è sempre spazio per chi è motivato. Dove ci sono cose nuove da costruire, ci sono anche grandi opportunità. Il Milan era nel mio destino da una vita. Avrei potuto entrare nella scuola del Milan a sei anni, ma i miei genitori pensarono che ero troppo piccolo e che era meglio stare vicino a casa. Sono così cresciuto all’Atalanta, anche se mio padre era tifoso milanista. Sono onesto: sono cresciuto fra Milan e Atalanta. Anche mio fratello è tifoso milanista”.

Ma il Monto non rimpiange le scelte prese in passato: “Io penso soltanto di aver fatto la scelta giusta e sono orgoglioso anche della carriera che ho fatto a Firenze. Sono ambizioso, per questo ho deciso di alzare l’asticella. Comunque spero di non essere uno dei tanti al Milan“. Non avrebbe potuto mancare una battuta riguardante Fiorentina, avendo già il Monto accennato alla sua esperienza in Toscana: Della Valle non avrebbe per nulla al mondo voluto che Riccardo stringesse patti con il Diavolo, ma una volta scaduto il contratto, Montolivo ha potuto realizzare il suo sogno. Ecco, in merito, le sue parole: “A Firenze, ho trascorso sette anni stupendi, cinque anni di bel calcio. Sono riconoscente alla famiglia Della Valle, che mi ha permesso di arrivare ad alti livelli. Il rapporto con la gente è stato ottimo. Non so se mi fischieranno, quando tornerò a Firenze, mi hanno fischiato tutto l’anno, magari si sono stufati. Parlo di quello che succedeva allo stadio, nella vita di tutti i giorni nessuno mi ha mai dato fastidio. Ma Firenze è una città particolare: c’è un rapporto viscerale con la squadra e, quando si perde, è un macello. Persino Delio Rossi, che era un tipo equilibrato, è diventato un altro. Il rinnovo del contratto era indipendente dall’interesse del Milan. Il mio percorso a Firenze era finito. E poi non mi pare che il Milan sia così in difficoltà. Certo, ha perso due fenomeni tecnici. Ma era un club forte prima di Thiago e Ibrahimovic, è stato forte con loro e tornerà in alto anche senza di loro”.

Stanotte, contro il Chelsea, ha agito da play basso. Ma Riccardo, a meno che non si verifichino emergenze, suole giocare da mezz’ala o da trequartista. Ma chiedendogli quale posizione preferisse ricoprire, ha così risposto: “Posso dire dove non mi vedo: trequartista. In Nazionale, mi capita, ma è un modo atipico di giocare da trequartista. Le altre posizioni di centrocampo mi vanno ugualmente bene. Credo però che essere flessibili sia un vantaggio e un dovere, quando giochi in una grande squadra”. Arriva adesso una battuta sul possibile ritorno di Kakà: “Se arrivasse, potrebbe essere un giocatore importante per noi. È un calciatore pazzesco e mi pare anche un bravo ragazzo, anche se lo conosco solo da avversario”.

Il Monto, carico a mille per la sfida che lo attende, ha inoltre trovato il coraggio per dire quale sia stato il peggior momento della sua carriera: “Portare la fascia da capitano, per me, aveva un valore grandissimo. Quando sono stato degradato, non è stata una bella cosa, anzi. Anche perché quella fascia mi era stata data dallo spogliatoio e non è stato lo spogliatoio a togliermela”. E Dulcis in fundo, ecco un messaggio alla Juventus, Campione d’Italia: “Noi, nonostante le cessioni, ci siamo. Io credo che la squadra sia già competitiva per il Campionato. Ma siccome Galliani dice che sarà rinforzata, gli credo, anche perché dovremo sostenere la Champions”.

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