Ecco come rigenerare il Pazzo

Giampaolo Pazzini, nato a Pescia il 2 agosto 1984 e alto 180 cm per 78 kg, è un centravanti d’area. Si distingue per l’abilità nel finalizzare e nell’impossessarsi delle palle alte. Sa come smarcarsi per perforare le difese avversarie, dispone di uno stacco che gli consente di dominare il gioco aereo e presenta una coordinazione da apprezzare, che gli permette di realizzare reti di pregevole fattura.

Ma scordiamoci che Pazzini, pur potendo effettuare sponde per i compagni di reparto, sappia fare salire la squadra e tenere la sfera tra i piedi per favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Non sono queste le sue caratteristiche. Non è un attaccante moderno. Affinché possa rendere, il Pazzo deve rimanere in area ed essere servito con costanza, specie tramite cross dalle fasce e passanti architettati dai rifinitori. In caso contrario, senza rifornimenti, tende a sparire dalla circolazione. Ecco allora che il Milan, con Pazzini in campo, deve cambiare modulo: dal 4-3-1-2, al 4-3-2-1, o albero di Natale che dir si voglia. Allineandosi la seconda punta con il trequartista, partendo entrambi dalle corsie laterali, il Pazzo avrebbe il tempo di smarcarsi. E di raccogliere, a seconda delle situazioni che si creino, traversoni o assist rasoterra da spedire in rete.

Questo tipo di gioco, unica ricetta in grado di fare in modo che Pazzini riesca a dire la sua, potrebbe in un primo momento penalizzare le incursioni di Boateng e Nocerino. Questi ultimi, arrivati nei 16 metri, non potranno inserirsi come un tempo: Giampaolo, là davanti, toglierebbe loro parte dello spazio. Ma con il trascorrere delle settimane, dal momento che il Pazzo sa mettere in apprensione i difensori nemici anche con movimenti senza palla, tutto tornerà alla normalità. A patto che, in linea di massima, Pazzini venga servito con regolarità…

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