CorSport ricorda: fuoriclasse sì, pacchi no

Cuore e portafogli. Un occhio al sentimento e all’attaccamento ai colori rossoneri, un altro al bilancio. Al Milan i cosiddetti “top-player” sono sempre piaciuti. E Adriano Galliani ha sempre approfittato dei momenti migliori per far fruttare gli investimenti, salvo tenersi stretti sino alla fine della carriera alcuni pezzi pregiati. Il Corriere dello Sport oggi ha fatto un’analisi dettagliata degli esborsi top.

Negli ultimi quindici anni il primo giocatore pagato pesantemente dal club di via Turati fu Leonardo, preso nel 1997 dal Paris Saint Germain per 9 milioni di euro (circa 18 miliardi delle vecchie lire). Il brasiliano resta al Milan fino al 2001 per poi farvi ritorno a fine carriera dall’ottobre 2002 a marzo 2003.

Arriva poi il momento di Andryi Shevchenko, vero “colpo” di Galliani. L’ucraino viene acquistato nel 1999 dalla Dynamo Kiev per 23 milioni di euro e ceduto nel 2006 al Chelsea per il doppio: 45 milioni. E quanto poi decide di far ritorno a Milano, arriva con la formula del prestito nel 2008 per una sola annata.

Nel 2001 è il turno di Filippo Inzaghi, in arrivo dalla Juventus per 36 milioni di euro (21 più il cartellino di Cristian Zenoni). Un investimento che non viene recuperato, se non ovviamente in termini di una cascata di gol in undici anni di Milan: Superpippo, infatti, ha appeso le scarpe al chiodo proprio dopo la scadenza del suo ultimo contratto con i rossoneri, accettando di allenare gli Allievi Nazionali.

Sempre nel 2001 arriva il colpo Rui Costa, il giocatore più pagato in assoluto: 45 milioni di euro versati alla Fiorentina in un’epoca di mercato folle. Il portoghese resta cinque anni prima di decidere di chiudere la carriera al Benfica, rescindendo il contratto nel maggio 2006.

Nell’estate 2002, l’ultima delle cifre astronomiche, arriva Alessandro Nesta dalla Lazio per 30,4 milioni: come Inzaghi, anche il difensore resta rossonero fino al termine del suo ultimo contratto, lo scorso 30 giugno, al contrario di Superpippo ha scelto di continuare a giocare in America nel Montreal Impact con l’amico Marco Di Vaio.

Arriviamo al 2003 col capolavoro Kakà. Il brasiliano arriva a Milano dal San Paolo per 8,5 milioni, sbanca, vince tutto e riparte per il Real Madrid per 64,5 milioni versati al Milan. Una plusvalenza incredibile, che Galliani non vorrebbe sminuire ora, tanto che sta puntando tutto per riportare Ricardo al Milan con la formula del prestito.

Sempre in ordine cronologico è il momento di Ricardo Oliveira, prelevato nel 2006 per 21 milioni (17 + Vogel) dal Betis Siviglia, prestato nel 2007 per 2 milioni al Real Saragoza e ceduto l’anno dopo per 11 milioni sempre al Saragoza.

Quindi Ronaldinho, preso nel 2008 dal Barcellona per 22 milioni, venduto per 3 al Flamengo nel gennaio 2011.
Infine Zlatan Ibrahimovic, un colpo alla pari: arrivato nel 2010 dal Barcellona per 24 milioni è finito qualche settimana fa al PSG per 21.

E restano eventualmente da “monetizzare” altri due tesori: Alexandre Pato, costato 22 milioni, e Robinho, arrivato nel 2010 per 18 milioni.

A conti fatti, riepilogando, il saldo è negativo: per 236,9 milioni spesi in quindici anni per undici campioni ne sono rientrati 146,5, al netto dei cartellini di Pato e Robinho, ancora al Milan. Conti che lasciano il tempo che trovano, ma che alla luce della trattativa per il ritorno di Kakà fanno intendere che Galliani non vuole proprio smontare alcuni “affari” chiusi negli anni scorsi. Già, perché gli anni passano e i campioni invecchiano. E costano meno.

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