Abbiati, Abate, Boateng: i tre “superstiti” di Pechino

Dall’ultimo derby vinto sono passati esattamente 428 giorni. Fu il primo e il più importante derby della passata stagione. Avendo purtroppo perso gli altri due, il Milan almeno si è portata a casa quello che valeva di più, e che resterà per anni il derby con la posta in palio più alta (che nella fattispecie era la Supercoppa Italiana, vinta per 2-1 sui cugini allenati all’epoca da Gasperini, con reti di Sneijder, Ibrahimovic e Boateng).

Sabato 6 agosto 2011: a Pechino scende in campo la seguente formazione, che occupa la casella della squadra campione d’Italia. Disposti con un 4-3-1-2 sono scesi in campo Abbiati, Abate, Nesta, Thiago Silva, Zambrotta, Gattuso, Van Bommel, Seedorf, Boateng, Robinho, Ibrahimovic.

Notato niente? Certo che sì. È come se fosse passato un tornado. 428 giorni dopo, nel primo derby della stagione 2012/2013, i titolari confermati rispetto a quel match sono solo 3: Abbiati, Abate e Boateng (quest’ultimo nemmeno sicuro di esserci al cento per cento dal primo minuto). Nesta, Thiago Silva, Zambrotta, Gattuso, Van Bommel, Seedorf e Ibrahimovic non sono in panchina o indisponibili. Non fanno più parte della rosa, per vari motivi, che non stiamo a ricordare. Robinho invece c’è, e dovrebbe partire dalla panchina, entrando in campo a gara in corso.

Questo confronto plastifica al massimo il rinnovamento in corso a Milanello. Una rivoluzione dolorosa, difficile, complicata, come tutte le rivoluzioni. Una rivoluzione che fa perno sui giovani, come De Sciglio ed El Shaarawy, coadiuvati da pochi reduci della vecchia guardia (Abbiati, Bonera, Ambrosini) e dai nuovi innesti degli ultimi anni (Nocerino, De Jong, Robinho, Yepes, Montolivo, Constant). Una nuova stagione, che per fiorire avrà bisogno anche della classe pura di Pato, il giocatore sulla carta più forte dell’intera nuova rosa.

Un rinnovamento che a piccoli passi può portare a grandi soddisfazioni. La prima il nuovo corso rossonero l’ha già inanellata, 4 giorni fa, a San Pietroburgo. Aspettiamo la seconda, magari stasera, confidando in un altro santo: San Siro.

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