Genoa: grinta e motivazioni, manca la qualità

Il Genoa presenta elementi in grado di distinguersi per aggressività e dinamismo, Kucka, Antonelli e Jankovic su tutti. Non potendo disporre di Marco Borriello, centravanti capace di fare salire la squadra, la punta di diamante della compagine di Delneri è al momento Ciro Immobile. Trattasi di un attaccante che annovera nel proprio repertorio la potenza, l’inclinazione a fare reparto da solo e finalizzare, dal momento che si destreggia con la palla tra i piedi e nel gioco aereo. I liguri, a San Siro, faranno leva sulla motivazione, proveranno a chiudersi e metterla sull’intensità.

Filosofia di gioco: il Grifone si schiererà con un 4-4-1-1 a trazione posteriore, che conferirà importanza all’equilibrio e alla fase di contenimento. Il Genoa si chiuderà, provando a colpirci tramite ripartenze e verticalizzazioni per Immobile, sostenuto dagli inserimenti del trequartista e dai cross provenienti dalle fasce. Presso le corsie laterali, pur agendo in simbiosi e correndo alla follia, gli esterni si dedicheranno in prevalenza a difendere e spingeranno solo nel corso di azioni di rimessa. Si copriranno a vincenda, con l’obiettivo di non scoprire posizioni. In mezzo al terreno di gioco, i mediani rimarranno bloccati, con il compito di fare legna. E il trequartista ripiegherà con costanza, per poi guidare le azioni di contropiede partendo dalla fascia.

Lacune: gli uomini di Delneri peccano in senso del gioco e abilità con la palla tra i piedi. Giocano difendendosi e correndo il più possibile proprio per sopperire a tali mancanze. Dalle fasce, provengono cross privi di precisione. E per arpionare i palloni provenienti dalla metà campo, Immobile deve faticare. Sta di fatto che, con il trascorrere del tempo, il Genoa rischierà di calare e di dovere abbassare il ritmo. Ecco allora che il centrocampo inizierà a concedere spazio ed emergeranno le lacune dei centrali di difesa che, nonostante si distinguano per prestanza, difettano in mobilità e capacità di comprendere lo sviluppo dell’azione. Da segnalare è il fatto che Frey, da un anno e mezzo, non costituisca più la saracinesca dei tempi migliori.

Come batterli: Allegri, per fare fronte alle carenze dei mediani, dovrà rispolverare il 3-4-3 visto a “La Rosaleda”. Non disponendo di effettivi in grado di fare la partita, per migliorare la situazione creatasi, bisognerà giocare da provinciali. Per forza. Il che, sia chiaro, non è un disonore. Serviranno compattezza e spirito di sacrificio. I centrocampisti di fascia saranno chiamati ad avere la meglio sui dirimpettai, garantendo solidità e protezione al pacchetto arretrato. E nel cuore del campo, al fine di rimediare ai propri limiti e non concedere varchi, i centrali avranno l’obbligo di rinunciare ad alzarsi. Il tutto per vincere contrasti e favorire le ripartenze di El Shaarawy che, affievolendosi il Genoa battuta dopo battuta, non faticherà a creare occasioni. Al centro dell’attacco, rischiando Pazzini di essere annientato dai due protettori di Frey, Max sarà costretto a rilanciare Pato. E vista la mancanza di consistenza, fisicità e personalità di Emanuelson e Bojan, perché non proporre Flamini come esterno sinistro d’attacco? Mathieu, se in forma, assicurerà grinta, dinamismo e attenzione agli equilibri.

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