Pato, quando la paura fa novanta anche una contusione ti blocca

Sempre più giù. Sempre più infortuni, sempre meno campo. Sempre meno fiducia, sempre più paura. Sempre più al centro della critica, sempre meno tranquillo. Non riesce prpoprio Alexandre Pato a scrollarsi di dosso il problema infortuni, non riesce ad andare avanti e buttarsi tutto alle spalle nemmeno quando dagli esami non risulta altro che una contusione. Eppure questa volta è una botta, quella che il campione incassa e smaltisce dopo qualche ora. Quelle che, nel peggiore dei casi, curi con qualche giorno di palestra precauzionale e nulla più.

Però con Pato è diverso, da sempre. Da quando è arrivato 18enne timido, impacciato e lo si lodava come fosse già pronto per prendersi sulle spalle una squadra intera. Fino ad oggi dove si ritrova ventitreenne con l’etichetta di “finito” attaccata sulle spalle. Non c’è mai stato equilibrio nell’elogiarlo, non c’è equilibrio ora nel bacchettarlo.

Il futuro però più che rossonero pare essere nero. Come il tunnel in cui è cascato: senza luce, senza fine. Non convocato per la Champions, indisponibile (come si può già averlo deciso ora?) per la partita contro il Toro. Intanto la palestra gonfia i muscoli e smonta l’autostima. Vuole giocare ma quando lo fa è irriconoscibile, vuole essere al centro del progetto ma si emargina con i suoi stessi dubbi esistenziali. La molla, il “Sì, sono pronto” può scattare solo ed eslusivamente da lui. Il Milan, per ora, lo aspetta.

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