Bojan non fa rima con riscatto, Pazzini è “costretto” in panchina. La zona Champions, adesso, è l’obiettivo minimo

D. Mariani – Vicedirettore SpazioMilan.it

Serio nel promettere impegno e nell’indicare la strada da percorrere insieme alla sua nuova squadra, maturo senza cadere in errore nelle troppe, nauseanti, domande (sono queste le vere balotellate) sulle vicende extracalcistiche, genuino quando ha spiegato le prime ore vissute da rossonero “poco prima di fare merenda in ritiro con il Manchester City”. Non è solo l’operazione Balotelli ad aver convinto, ma anche le prime parole di SuperMario, poco espressive ma coraggiose. La conferenza stampa di venerdì scorso è stato solo il primo e più semplice passo verso una nuova avventura, cominciata con affetto irrefrenabile ed inaspettato ma che deve ben presto corrispondere anche sul campo. Balo al Milan è musica e magia, ma allontana (ancora di più) due suoi compagni di reparto ad un futuro incerto e ad un ruolo marginale. Bojan e Pazzini.

21 presenze e 3 reti (in Champions League non ha mai lasciato il segno) fin qui per l’ex canterano, definito come giocatore spacca-partite nella ripresa e, proprio per questo, destinato a tante panchine e poche apparizioni in pubblico. La stagione di Bojan al momento non è sufficiente, ma piuttosto incolore. A parte il gol che ha aperto le danze contro il Siena ad inizio gennaio non è mai stato decisivo nelle realizzazioni, anche sa ha spesso e volentieri fornito un contributo prezioso. Troppo vulnerabile e poco malizioso, anche se nel Milan un giocatore con le sue caratteristiche manca: sotto certi punti di vista rimane unico per l’attacco rossonero. Ma in prospettiva l’ostacolo principale è quello legato al suo riscatto, 14 milioni che il Milan spenderebbe solo in caso di manifesta eccellenza, di fronte ad un bilancio di stagione più che convincente. Ad oggi questo traguardo è lontano e con l’arrivo di Balotelli si fa ancora più in salita, senza mai dimenticare che nel caso venisse riconfermato il Barcellona, in qualsiasi momento, ha in mano il diritto di riportarlo a casa. Pochi pro, evidenti contro.

Per Pazzini è un’altra storia. Arrivato già in doppia cifra non ha mai goduto della fiducia a pieno dell’ambiente. Appena arrivato sembrava un fallimento vista la cessione di Cassano, adesso che domenica dopo domenica sta dimostrando il suo puntiglioso valore in una grande squadra è ancora presente lo scetticismo che lo ha accompagnato al Milan. Ma il Pazzo è un elemento importante. Anche per lui l’arrivo del nuovo numero 45 rossonero porterà pochi benefici e più panchine, ma il centravanti azzurro non è mai stato messo sul mercato e, come confermato da Galliani, rimane un pezzo pregiato nella rosa di Allegri.

L’allenatore toscano adesso però ha un compito ben preciso: quello di arrivare (almeno) terzo in campionato. Al momento la Lazio è distante 6 punti, servirà vincere lo scontro diretto a San Siro del prossimo 3 marzo e proseguire il buonissimo ruolino di marcia che i rossoneri stanno mantenendo in queste giornate. L’obiettivo di agguantare la zona Champions, viste le chirurgiche operazioni in entrata e in uscita che hanno rinforzato e non poco il Diavolo, diventa minimo. E questo non vuol dire che si può puntare anche allo scudetto. Semplicemente il Milan ha un organico da “podio” tra le squadre di Serie A e potenzialmente anche uno dei 5 reparti avanzati più forti al mondo. C’è da inseguire, correre e sudare, ma il cammino è ancora lungo e deve mettere alla luce l’evidente superiorità di qualità che il Milan, anche se nuovo e giovane, può mettere in campo a differenza di quasi tutte le altre contendenti.

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