Quando l’ordinaria amministrazione diventa utopia…

ZapataE’ l’ultimo minuto del primo tempo di Cagliari-Milan, quando il signor Giannoccaro assegna ai padroni di casa un calcio di punizione dalla zona centrale della trequarti. Conti si impossessa della sfera, mentre Astori e Rossettini si proiettano in avanti a supporto delle due punte. Nulla di preoccupante, in apparenza. Peccato che la difesa rossonera, guidata da Zapata e Mexes, si addormenti e Ibarbo ne approfitti per trovare la gioia del gol. Gol che verrà poi pareggiato dal calcio di rigore trasformato in maniera chirurgica da Balotelli, ma che fa scivolare il Milan al quinto posto, a meno due lunghezze dall’Inter e a tre punti dalla zona Champions, presidiata da una Lazio che sabato sera era stata fermata dal Napoli. Occasione sprecata, quindi, per via dell’ennesima rete subita per via di un colpo di testa sugli sviluppi di una palla inattiva.

Già, quello che nel corso di una stagione difficoltosa come quella in corso avrebbe dovuto costituire il nostro punto di forza è in realtà il nostro tallone d’Achille. Nonostante abbia potuto contare fino a questo momento su corazzieri del calibro di Zapata, Mexes, Yepes e Acerbi, senza dimenticare capitan Ambrosini, domenica pomeriggio il Milan ha subito il quindicesimo gol di testa stagionale, su quarantuno reti fino ad ora incassate. In merito, sul banco degli imputati non possono che terminare gli elementi sopracitati, Mexes, Zapata e Acerbi(da gennaio in forza al Chievo) in primis, incaricati di garantire solidità, compattezza ed efficacia nel gioco aereo ma poco inclini all’adempimento della loro impresa. Eppure, viste le loro lunghe leve, i centrali in questione non avrebbero mai dovuto incontrare problemi per quanto concerne le palle alte. Ma si sa, quando la concentrazione e la cognizione di causa latitano, tutto viene messo in discussione e nemmeno le mansioni più banali riescono ad essere portate a compimento.

L’unica attenuante alle defaillances dei nostri difensori può essere trovata nella scarsa sicurezza che i portieri, Abbiati e Amelia, infondono al reparto. Aggiungendo alle statistiche elencate in apertura le nove marcature subite a causa degli svarioni dei due estremi difensori, senza contare gli sbagli relativi ai gol subiti su calcio piazzato di seconda, su corner e di testa, arriveremmo ad affermare che sono ben ventitré le reti incassate per via della superficialità dell’intero reparto arretrato. Insomma, il Milan avrebbe senz’altro potuto evitare la metà delle segnature subite, se solo i propri effettivi addetti alla difesa avessero svolto il il minimo sindacale. Quello appena riportato è un dato agghiacciante, che spiega come i rossoneri abbiano fino ad ora gettato alle ortiche importanti punti in ottica Champions per igenuità ed eccesso di sufficienza. Occorre allora cambiare registro il prima possibile. Soltanto con una metamorfosi, il terzo posto verrebbe raggiunto con tranquillità e la stagione non si chiuderebbe con una marea di rimpianti.

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