Siamo tutti figli di Gabriel: qualità limpide e promettenti, con un Abbiati vicino in più per crescere

GabrielCe lo avevano presentato con le immagini del Brasile alle Olimpiadi 2012 che vince tutte le gare sino alla finale subendo solamente due gol, prima che tutta la compagine verdeoro sprofondasse contro il Messico nella finale di Wembley. Addio medaglia d’oro ma benvenuto in rossonero. Mica male per un classe ’92 alla prima esperienza in Europa. Eppure, come spesso accade in questi casi (soprattutto al Milan), ai giovani promettenti in rampa di lancio (Didac Vilà, Salamon, giusto per fare due nomi) non viene neanche data l’occasione di mettersi in mostra. Qualche partita con la Primavera, da fuoriquota, per non far perdere l’uso dei guantoni al giocatore e poi milioni di panchine con la Prima Squadra. Mentre a San Siro qualche tifoso chiedeva per lo meno di vederlo in campo nel vero calcio. Sacrosanta richiesta.

E come sempre più spesso accade, è sempre la fortuna a far partire le carriere dei giocatori. Come se essa fosse la bilancia nell’inizio delle prime vere annate dei giovani. Un infortuni di qua, una cessione di là. Ed ecco che ti ritrovi (finalmente!) in Prima Squadra, con la possibilità di esordire dietro l’angolo. Perchè Amelia in partenza, giustamente a 31 anni ti senti di poter dare ancora qualcosa tra i pali, e Abbiati con i soliti acciacchi dati dalle 35 candeline spente lo scorso 8 luglio, Gabriel incomincia a intravedere la luce dei riflettori di San Siro. E a sentire i primi incoraggianti applausi, perchè il tifoso sa aspettare il giocatore se vede in lui del potenziale. E quel rigore parato in quel freddo sabato di aprile, all’Atalanta (capolista), al Vismara, sul 2-1 per la Primavera rossonera, che voleva dire moltissimo in ottica qualificazione alle Final Eight, i presenti se lo ricordano ancora bene. E certamente non fu un errore dell’attaccante bergamasco.

La lavagna luminosa di San Siro si alza: in rosso il 32, in verde il 59. Ecco finalmente l’esordio di Gabriel, pronto a dire la sua. Sarà una stagione lunghissima, ci sarà sicuramente spazio anche per lui fra i pali. E se qualcuno è già pronto a etichettarlo come il nuovo maestro Dida (nel bene e nel male) si scomodi pure. D’altronde, come ci ha lui stesso insegnato nelle gare di rigori contro Robinho e lo stesso Max Allegri, siamo tutti figli di Gabriel: le qualità ci sono, buon lavoro Abbiati…

Twitter: @SBasil_10

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