Ecco Silvestre, potenza e voglia di riscatto al servizio del Diavolo

Matias SilvestreA volte i giocatori che non riescono a esprimersi al meglio in una squadra di prima fascia, una volta acquistati da una diretta concorrente o da un’altra compagine di livello, si riscattano e dimostrano appieno il loro valore. Un esempio può essere riscontrato in Clarence Seedorf e Andrea Pirlo, scaricati dall’Inter e divenuti in breve tempo punti di forza del Milan dei fenomeni di Carlo Ancelotti. Un altro esempio è rappresentato da Thierry Henry, scartato dalla Juventus e in seguito affermatosi all’Arsenal, tanto da diventarne capitano e uomo immagine. Un esempio più recente, anche se meno eclatante rispetto a quelli appena citati, riguarda Giampaolo Pazzini: non considerato da Stramaccioni e terminato in rossonero dopo uno scambio con Cassano, eccezion fatta per la prima parte di stagione, il bomber di Pescia è riuscito a mettere a segno gol determinanti e a contribuire al raggiungimento della terza posizione.

Ecco allora che un altro esempio a favore teorema appena sostenuto potrebbe riguardare Matias Silvestre, difensore centrale appena passato dall’Inter al Milan dopo una stagione caratterizzata da svarioni e panchine. Eppure, con le maglie di Catania e Palermo, l’argentino aveva dimostrato potenzialità da tenere in considerazione. Non che potesse risultare un fenomeno, sia chiaro, ma manifestava caratteristiche in grado di permettergli di costituire un rincalzo di tutto rispetto: fisicità, senso dell’anticipo, aggressività, personalità e abilità nello stacco di testa, dote che gli aveva permesso di realizzare gol su palla inattiva. Poi, una volta approdato alla corte di Stramaccioni, il vuoto: poche presenze ma molte prestazioni non all’altezza della situazione.

Che in un mese abbia dimenticato come giocare a calcio? Che sia stato, malgrado cinque campionati di Serie A disputati con profitto, un classico abbaglio di mercato? Difficile. Più probabile, invece, che lo schieramento nerazzurro non gli abbia permesso di rendere appieno. Perché con una difesa a tre e con un centrocampo a quattro o cinque elementi, la squadra rischia di schiacciarsi troppo. E si sa, quando la mediana smette di fare filtro, una retroguardia formata in prevalenza da lottatori ed elementi dal fisico pesante incontra difficoltà e viene messa con regolarità sotto accusa. Insomma, quasi come sparare sulla Croce Rossa. Ecco spiegati, dunque, i problemi che hanno contribuito a rendere l’avventura di Silvestre all’Inter un fallimento.

L’elemento in questione, specie in una difesa a quattro, può essere un comprimario affidabile. Mettendola sulla potenza e sui centimetri, coperto da un centrocampo versatile e capace di salire e ripiegare in base alle situazioni che si creano in campo, potrebbe davvero stupire gli scettici e disputare un buon campionato. La strada, al momento, è lunga e in salita. Ma Silvestre, per doti di base, può rivelarsi utile alla causa. Certo, è chiamato a dimostrare un senso della posizione all’altezza della situazione e a lavorare con dedizione e professionalità. Ma le possibilità che il Milan abbia giocato un altro scherzo all’Inter sono più alte di quanto possa sembrare.

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