Bologna: Pioli arma in più, coppia centrale poco affiatata

1330794-alessandro-diamantiArchiviata la sconfitta interna contro il Napoli, il Milan è pronto per tornare in campo ed è determinato a rilanciarsi. Stasera i rossoneri fanno visita a un Bologna che al momento ha totalizzato soltanto due punti, ma che non va sottovalutato per nessun motivo.

I felsinei, allenati da Stefano Pioli, scendono in campo con un 4-3-1-2: i centrocampisti si dispongono a rombo per assicurare densità, efficacia nell’interdizione e protezione alla retroguardia, mentre gli esterni di difesa hanno il compito di svolgere sia la fase di copertura, sia quella di spinta. Il Bologna intende adottare una tattica di gioco attendista: specie nelle prime battute, i nostri avversari dovrebbero rimanere corti e compatti, per poi ripartire in velocità una volta riconquistata la palla. Le azioni di rimessa sono di norma avviate dal trequartista e possono svilupparsi tramite verticalizzazioni per le punte o facendo leva sulla spinta dei terzini e sull’inserimento di un incontrista.

Punto di forza: rombo di centrocampo. E’ nella zona nevralgica del terreno di gioco che il Bologna, potendo contare su mastini in possesso di fisicità e abilità nella fase di rottura, può metterci in difficoltà. Corsa, grinta e dinamismo. Sono queste le caratteristiche dei mediani felsinei che, correndo alla follia e aspettandoci bassi, proteggono al meglio la difesa e si trovano nelle condizioni di effettuare contrasti vincenti. Fondamentale per l’economia del Bologna è il lavoro del trequartista, Alessandro Diamanti, incaricato di fare da raccordo tra centrocampo e attacco e di fare ripartire l’azione con fluidità ed efficacia. Insomma, il rombo di centrocampo studiato da Pioli non è un ostacolo semplice da superare: mentre Pazienza, Perez e Della Rocca sono interditori di tutto rispetto, Diamanti è cervello e valore aggiunto di una squadra che punta la propria fase offensiva sulle ripartenze.

Punto debole: coppia centrale-portiere. Un centrocampo ben assestato ha il compito di coprire una difesa che, per quanto concerne i centrali, è ancora alla ricerca del giusto affiatamento. Antonsson e Mantovani non sono gli ultimi arrivati, sia chiaro, ma presentano alcuni limiti e non hanno mai giocato in tandem. Il gigante svedese è un portento dal punto di vista fisico e dello stacco di testa, ma evidenzia limiti riguardanti la mobilità, l’impostazione e il senso della posizione. Mantovani è un difensore esperto, dispone di rapidità ed esplosività, ma ha sempre espresso il meglio di sè giocando come terzino o esterno di centrocampo. Al centro della difesa, non possedendo di un fisico discreto ma non da gladiatore e non avendo ancora trovato la giusta sintonia con Antonsson, potrebbe faticare.

Il Bologna presenta problemi anche tra i pali. Curci è infatti un estremo difensore discontinuo: alterna buone prove a errori che influiscono in negativo sul risultato finale. Spesso indeciso nelle uscite e con la palla tra i piedi, il portiere felsineo non garantisce sicurezza ai compagni di reparto. Nemmeno il vice di Curci, Federico Agliardi, assicura continuità di rendimento: durante la scorsa stagione è incappato anche lui in defaillances evitabili e in grado di compromettere l’esito di molti incontri.

Elemento chiave: Alessandro Diamanti. E’ lui il fulcro del gioco del Bologna, l’anima dei felsinei, la punta di diamante, il giocatore in grado di assicurare fosforo e qualità. Trequartista in possesso di grandi doti tecniche, abilità nell’uno contro uno e nei calci piazzati, velocità d’azione e di pensiero, personalità, efficacia nelle vesti di uomo assist e inclinazione al ripiegamento, Diamanti è senza ombra di dubbio la risorsa più importante del Bologna. Fermarlo non è facile: serve una gran prova della nostra linea mediana.

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