Sabato, post Milan-Genoa. La Curva Sud ci ha negato un diritto sacrosanto: quello di informare

Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Editorialista per IlSussidiario.net, collabora con La Gazzetta dello Sport, Il Giornale e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason.

Ho ripreso col mio IPad i cori di protesta che si stavano levando all’esterno dello stadio, al termine della partita. Non ho fatto tempo ad allontanarmi, che un ragazzo mi si è avvicinato intimandomi di cancellare immediatamente il video. Io l’ho rassicurato, dicendogli che si vedeva la massa ma non si distinguevano di certo le facce dei singoli. Ma niente. Si è avvicinato un altro ragazzo: non ragionavano. Alla fine l’ho cancellato“. Questo è il racconto di uno dei nostri inviati al “Meazza”, Daniele Buonamici, che sabato sera, al termine di Milan-Genoa, non ha potuto fare più cronaca: non ha potuto raccontare quello che stava accadendo fuori dallo stadio alla pari degli altri. Già, alla pari degli altri: perché mentre Premium Calcio trasmetteva le immagini in diretta e Repubblica.it avrebbe confezionato poco dopo un video ad hoc, SpazioMilan.it, che pur vi ha aggiornato fino a tarda notte con un live particolarmente seguito, non ha potuto documentare in video quello che stava succedendo all’esterno di San Siro.

E allora, quello che poteva essere anche un sostegno alla Curva Sud, pur da condannare per l’ultimo striscione esposto a fine partita (quello della minaccia nuda e cruda, ndr), si trasforma necessariamente in polemica aperta. Da queste pagine, abbiamo sempre sostenuto l’operato del tifo organizzato, una forma autonoma diversa dal tifo tradizionale e naturalmente dal giornalismo, ma in grado ugualmente di comunicare informazioni e trasmettere emozioni. Qui sono state sempre pubblicate con tempestività le note ufficiali della Curva Sud, alla stregua dei bollettini societari, e sempre qui si è dato risalto, allo scoccare di ogni ritiro estivo, alle sensazioni degli ultras, alle loro dimostrazioni di incitamento per la squadra come alle manifestazioni di disappunto, velate o feroci. Perché il rispetto, fino a sabato sera, c’è sempre stato: nessuno ha mai reso difficile, o impossibile, il lavoro delle altre parti. Perché il Milan, da qualsiasi lato lo prendi, è e resta sempre una grande famiglia.

Ebbene, nel post Milan-Genoa non è stato così. E poco importa se il dialogo con Kakà e Abbiati, capitano e vice della serata, abbia sortito l’effetto sperato: noi, noi di SpazioMilan.it, al contrario di altri colleghi che, peraltro, non seguono propriamente il Milan 24 ore su 24, non abbiamo potuto portare a compimento il nostro obiettivo, che poi è ed è sempre stato dall’8 marzo 2011 quello di informare con chiarezza e tempestività. Senza caricare o mistificare. E alzi la mano chi pensa che questi dettami, anche in una sola occasione, non siano stati rispettati dalla nostra redazione. Qualche tempo fa, a margine di una delle numerose Balotellate, avevo volutamente stigmatizzato il comportamento di Mario, spesso troppo fomentato dalla nostra categoria. Oggi arriva, com’è giusto che sia, l’ora della difesa: perché un ragazzo di 25 anni con in mano un IPad, senza microfoni o luci puntate, fatico a credere che possa danneggiare qualcuno. Forse non vale così per tutti. Ed è un grosso peccato.

Twitter: @Chrisbad87

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