“Squadra da scudetto”, anzi no: “I soldi sono stati spesi male”. Ecco la parabola discendente del Milan

Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi dieci anni di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), dal 2011 si occupa di comunicazione di manifestazioni fieristiche. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter.

P. Di Rienzo - Caporedattore SpazioMilan.it
P. Di Rienzo – Contributor SpazioMilan.it
C’è qualcosa che non torna nelle esternazioni dettate domenica scorsa all’Ansa in seguito al confronto tra Silvio Berlusconi e la figlia Barbara. L’apertura dello scontro frontale tra Lady B. e Adriano Galliani non sembra poggiare su basi quantomeno credibili. Esistono, infatti, delle contraddizioni di fondo che poi non sono altro che figlie di abili giochi di prestigio. Tradotti più volgarmente in: giramenti di frittate.

Ricordiamo che Silvio Berlusconi lo scorso 8 luglio, in occasione del raduno del Milan, parlò apertamente di “squadra da scudetto”. E in rosa non erano ancora arrivati Alessandro Matri e non era stato lontanamente ipotizzato il ritorno di Kakà. La stessa Barbara il 13 settembre, con Matri e Kakà arruolati, disse: “Io allo scudetto credo moltissimo”. Dopo quasi quattro mesi dalle esternazioni dell’ex premier e dopo meno di sessanta giorni dalle conferme della figlia, oggi si parla di “soldi spesi male nelle ultime due campagne acquisti”. E’ il gioco delle parti, probabilmente. Ma le contraddizioni sono tante. Troppe. E soprattutto sono un po’ troppo semplici da far emergere quando le cose vanno tutte per il verso sbagliato.

Era fuorviante parlare di scudetto a luglio come oggi è troppo da faciloni dire che è stato sbagliata la gestione societaria. Alzare l’asticella degli obiettivi va bene. Scuotere l’ambiente anche. Ma non in questo modo. La squadra in questi mesi è apparsa fragile in campo, ma soprattutto a livello mentale. Come avranno reagito i giocatori leggendo di lotte intestine a livello dirigenziale? Ecco, sicuramente non si è fatto il bene della squadra e dell’allenatore. Passi sul secondo, che giocoforza deve assumersi le responsabilità. Chi va in campo, però, poteva essere strigliato con maniere meno traumatiche. Vedremo stasera il responso del Camp Nou, forse il contesto ideale per misurare la febbre al Milan malato.

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