Il problema non è il futuro, ma la deriva della stagione in corso

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Nemmeno i grandiosi fuochi artificiali del Reveillon di Copacabana, simbolo di una città e di un Paese in grande crescita economica e sociale, mi hanno tolto dall’orecchio l’odioso sibilo beffardo di quel “tacco di Natale“. Brutto derby, da 0-0. Ma nel finale la beffa. Mi piange il cuore dirlo, ma spesso, quasi sempre, il campo non mente. E, purtroppo, quel “tacco” ha reso giustizia. Ce lo siamo meritato. Non certo nei 90 minuti di un derbaccio da metá classifica. Certo l’Inter non meritava di vincerlo, ma certo noi meritavamo di perderlo. Ce lo meritavamo per tutto il “casino” che abbiamo fatto negli ultimi mesi di questo 2013, iniziato benissimo e finito malissimo. “Casino” non é certo la parola più educata ed elegante, ma è l’unica che rende l’idea di tutto quello che siamo riusciti non a fare, ma a “disfare” in questi mesi NON da Milan.

E’ inutile stare a riassumere il tutto a parole, basta ricordare quell’immagine della tribuna d’onore negli ultimi maledetti minuti del derby. Da una parte la famiglia Moratti allo spasmo della tensione per un’Inter non piú tutta sua in banca, ma ancora tutta nel cuore. In mezzo il nuovo proprietario addirittura raccolto in preghiera sognando la prima storica vittoria in un derby. Dall’altra parte la coppia di separati in casa più separati della storia del calcio italiano. Adriano Galliani in sofferenza mortale per il gol di Palacio che quasi deve nascondere le sue proverbiali emozioni, non abbastanza “glamour” per il new deal rossonero. Dall’altra parte Barbara che stavolta non guarda il cellulare, ma vorrebbe farlo. In mezzo con un buffo cappellino rosso l’architetto Fabio Novembre (ma cosa c’entrava?), seduto sulla poltroncina che un tempo era niente po’ po’ di meno che del presidente Silvio Berlusconi. Segno dei tempi che cambiano e… Cambiano male. Almeno per il momento.

Andiamo avanti. Tanto la strada è già tracciata. Il problema è che è tracciata dal 1 luglio, nel frattempo bisogna percorrere uno sterrato pieno di buche e dossi. E gli autisti che devono percorrerlo si sono trovati le gomme bucate e sanno giá che alla fine dello sterrato dovranno scendere dal pullman per non risalirci mai più. Uno é giá sceso, perché ha trovato l’accordo con la proprietà. Si tratta di Ariedo Braida, mai abbastanza ringraziato e celebrato per 27 anni di fedelissimo e preziosissimo lavoro nascosto. L’altro scenderà dopo il Cda di aprile, basta vedere il suo volto tirato degli ultimi mesi per capire che la favola del doppio amministratore delegato é solo una vistosa e tardiva toppa su uno strappo abnorme. Il mister conosce da mesi il suo destino ed é forse per questo il più sereno di tutti, anche perché immagina già il suo futuro azzurro. Inatteso e ingiusto il destino di Mauro Tassotti, custode preziosissimo delle sacre scritture dello spogliatoio rossonero di tutta l’era Berlusconi. E le “vittime” del Rinascimento rossonero non finiscono qui…

L’organigramma del Milan 2.0, stagione 2013/14 si conosce già. Vicepresidentessa: Barbara Berlusconi. Amministratore delegato: Claudio Fenucci. Direttore sportivo: Sean Sogliano. Responsabile dell’area tecnica: Paolo Maldini. Allenatore: Clarence Seedorf. Vice: Jaap Stam. Ottime prospettive. Grande professionalitá per l’amministratore delegato, grande talento giá dimostrato per il direttore sportivo, grande levatura morale e attaccamento alla maglia per il responsabile dell’area tecnica. Per il resto grandi incertezze. Speriamo in bene e confidiamo nella benedizione del presidente, che raramente ha sbagliato. Il problema non è il futuro, ma la deriva di questa stagione dichiaratamente di transizione. Come finirà e con che prospettive la porteranno fino in fondo coloro che sanno già qual è il loro futuro? Lo stesso discorso vale a maggior ragione per i giocatori. Soprattutto quelli giá instabili di loro. Il riferimento non é puramente casuale a Mario Balotelli, già liquidato dal presidente in persona con sei mesi di anticipo. Cederlo sarà una bella gatta da pelare. E chi le ha sempre pelate tra pochi mesi non ci sarà più.

Insomma da innamorato folle del mio Milan ho tante speranze ma anche tante paure. Di progetti innovativi il Milan di Berlusconi ne ha portati avanti molti e le scommesse le ha vinte quasi sempre. Ma c’era sempre lui e dal 94 Galliani. Ora? Il rischio è che i progetti durino da luglio a novembre. Non l’architetto, il mese.

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