Allegri paga… per tutti, ma il caos parte soprattutto dall’alto. O no?

Quando una squadra come il Milan cade fragorosamente e ripetutamente le colpe devono, per forza di cose, essere ripartite tra più persone. Massimiliano Allegri ha pagato con l’esonero, ma la stagione del Diavolo è figlia di tanti altri errori. La rosa, senza dubbio, ha parecchi limiti tecnici e caratteriali, qualche giocatore forse non svolge al meglio il proprio lavoro, ma di solito se c’è una base solida da cui partire le difficoltà vengono affrontate e risolte molto più facilmente.

Di certo la mancanza di un progetto ben delineato ed una programmazione inesistente non hanno aiutato squadra ed allenatore ad esprimersi al meglio in questi primi mesi stagionali. Una confusione societaria che non ha eguali in casa rossonera, almeno da quando al timone c’è Silvio Berlusconi. Ed è proprio da lì che si deve partire. Il Cavaliere, preso da tutte le altre situazioni di stretta attualità che lo riguardano, anno dopo anno ha sempre messo più da parte una delle sue creazioni più belle e ha fatto mancare il suo sostegno ed appoggio, soprattutto dal punto di vista morale e psicologico.

L’entrata in campo di sua figlia, Barbara Berlusconi, è andata a cozzare con “la figura” per eccellenza del Milan berlusconiano, Adriano Galliani. L’ad rossonero ha prima rassegnato ed annunciato le sue dimissioni, per poi ritirarle quando ha ricevuto l’ordine dall’alto di restare. Una permanenza che però deve per forza coesistere (o almeno imparare a farlo) con quella di Lady B. che, come è noto, ha altre idee di calcio e di uomini da far entrare in società rispetto a Galliani. Nel bel mezzo di una stagione già di per sé complicata è successo, quindi, un terremoto societario mai visto nella gloriosa storia del Milan, al quale si sono poi aggiunte le dimissioni (forzate?) di Ariedo Braida, altra figura di riferimento dell’ormai ex Milan.

Ora, è chiaro che la situazione di Allegri era ormai diventata insostenibile e la sua permanenza almeno fino a fine stagione non poteva far altro che peggiorare le cose, ma quante colpe può avere un allenatore già ampiamente delegittimato da tempo e con le valigie già in mano? Perché rimandare di un anno una “rivoluzione” tecnica che già in estate si era capito fosse inevitabile? Dopo Chievo-Milan di metà novembre si era già paventato quello che è successo oggi, con un allenatore che, giorno dopo giorno, ha sentito sempre più sgretolarsi la fiducia dello spogliatoio, oltre a quella della società che da tempo non era più con lui.

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