Ancelotti, un ritorno che è utopia: perché bisogna raggirare i tifosi?

Resta sempre quel dubbio, quell’insormontabile frenesia: buttare del gran fumo negli occhi o raccontare la realtà dei fatti, cruda e con poco appeal, forse triste ma senza dubbio più onorevole. Ipotizzare anche solo lontanamente che la prossima stagione Carlo Ancelotti possa tornare sulla panchina del Milan è pura utopia. Più utopico dei ritorni di Ibrahimovic e Thiago Silva, della pace tra Silvio Berlusconi e Clarence Seedorf, della tregua fraterna tra Adriano Galliani e Barbara Berlusconi.

Ancelotti è stato, senza se e senza ma, uno dei tecnici più amati e più longevi dell’intera storia rossonera. Arrivato in fretta e furia nel novembre 2002 quando era ad un passo dal ritorno al Parma, Carlo, lo sappiamo, ha vinto tutto e ci ha regalato le notti più meravigliose del nuovo millennio: da Manchester ad Atene, passando per Yokohama e Montecarlo che, in tempi diversi, hanno lenito l’enorme ferita di Istanbul.

A maggio 2009, l’addio. E, dopo 7 anni portentosi, per il tecnico di Reggiolo si è aperto un mondo nuovo fatto di tre continenti, due scudetti e, chissà, una Champions da giocarsi tra meno di dieci giorni. Ed ecco il punto: mancare la Decima in un derby così sentito potrebbe essere la conditio sine qua non Carlo potrebbe clamorosamente salutare il Bernabeu dopo una sola stagione.

Pazzesco, inverosimile, ma nella Spagna che, oggi, tutto muove e tutto puote è un’ipotesi da non sottovalutare. Resta, tuttavia, il gigantesco problema ingaggio: come si può pensare che un tecnico, al netto dell’amore e dell’attaccamento ai colori rossoneri, possa decidere arbitrariamente di decurtarsi lo stipendo di circa 4.5 milioni di euro in uno dei momenti più alti della sua carriera?

È lo stesso motivo per cui oggi il celeberrimo eroe del Triplete, lo Special One che per tanti ha riscritto la storia delle panchine nel calcio, non accetterebbe mai di tornare sull’altra sponda del Naviglio nonostante quell’indimenticabile 2010. “Non illudetemi per favore…“, ci ha twittato ieri mattina Andrea. E ha perfettamente ragione. Perché, se è vero che certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano, è ancora più vero che i tifosi dell’era social sono i meno raggirabili di sempre.

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