Milan, up & down della ricostruzione

La prima settimana dopo la chiusura di un campionato terribile per i rossoneri non poteva che essere caratterizzata dalle polemiche, ma anche dalle voci inerenti una più che mai necessaria ricostruzione. Perché questo avvenga, è necessario che i vertici del club diano atto a una strettissima cooperazione, dimenticando i dissidi del passato. Sembra lo abbiano capito Adriano Galliani e Barbara Berlusconi, pronti a collaborare al progetto di un Milan di nuovo grande. È quanto emerso dallo scambio di convenevoli in occasione dell’inaugurazione di Casa Milan e dalla volontà di entrambi di non invadere le aree di competenza dell’altro. Ciò è apparso chiaro dal fatto che a occuparsi di Casa Milan si stata esclusivamente la figlia dell’ex premier, in qualità di ad del settore marketing e comunicazione, e dalle stesse dichiarazioni di Lady B in merito alla scelta del futuro allenatore: “Se ne occuperanno mio padre e il dottor Galliani”, avrebbe detto Barbara Berlusconi, il che rende chiara la sua volontà di non invadere le competenze sportive dello storico amministratore delegato rossonero. IN RIALZO.

A questo punto, a tenere banco è la decisione sul futuro allenatore, il punto cruciale dal quale ripartire. Dato per spacciato Seedorf, l’assenza di Roberto Donadoni proprio all’inaugurazione di Casa Milan fa propendere per l’attuale tecnico del Parma. L’ex calciatore del grande ciclo di Sacchi e Capello ha il curriculum giusto per far ripartire il Diavolo e una storia non troppo distante da quella che ha portato Antonio Conte alla guida della Juventus: entrambi giovani, entrambi grandi ex amati dalle tifoserie, entrambi mai troppo blasonati ma con un discreto bagaglio di successi alle spalle, entrambi, infine, anche se in modi nettamente differenti, con personalità forti e decise. Tuttavia, il nome degli ultimi giorni è quello di Unai Emery, allenatore del Siviglia fresco vincitore dell’Europa League. Al momento, infatti, il tecnico spagnolo sembra essere l’unico che gode del pieno interesse sia di Galliani che di Berlusconi. Tuttavia, bisognerà chiudere entro martedì-mercoledì, visto che potrebbe presto rinnovare. La missione è difficilissima, ma non impossibile. In ogni caso, chiunque arrivi tra Donadoni ed Emery, si tratta di due nomi che sembrano finalmente convincere la maggioranza dei tifosi. IN RIALZO.

La rivoluzione, però, non passa solo dalla panchina, ma anche dal campo. Tralasciando le probabili numerose cessioni degli uomini più invisi a società e tifoseria, negli ultimi giorni hanno fatto molto parlare le voci sul possibile addio di Balotelli e De Sciglio dopo il Mondiale, come riportato ieri dal «Corriere dello Sport». A De Sciglio sembrerebbe particolarmente interessato il Real Madrid, che potrebbe sborsare senza problemi i 20 milioni del cartellino. Il sacrificio del terzino 21enne sarebbe prettamente di natura economica, vista la stima della quale gode il giocatore da parte di tutto l’ambiente rossonero. Diverso il discorso per quanto concerne Mario Balotelli, che non è mai stato realmente amato dal presidente Silvio Berlusconi. In pole ci sarebbe il Chelsea, che ha incassato ben 50 milioni dalla cessione di David Luiz. Inoltre, l’attaccante ritroverebbe a Londra Josè Mourinho, il tecnico forse più amato dall’attaccante. La valutazione di SuperMario dovrebbe aggirarsi sui 25-30 milioni di euro. Ricapitolando: dalle cessioni di De Sciglio e Balotelli, il Milan potrebbe incassare circa 50 milioni di euro, soldi con i quali la società di via Aldo Rossi potrebbe finanziare il mercato. Tuttavia, le loro partenze potrebbero comunque rivelarsi, col passare del tempo e quindi con la maturazione dei due, un “investimento” totalmente errato, così come avvenuto per quelle di Ibra e Thiago Silva. IN RIBASSO.

Chiudiamo con la notizia che ha più suscitato polemiche in settimana, ossia l’uscita dell’autobiografia di Gianluca Zambrotta. Dalle pagine del libro, infatti, emergono particolari su periodi della recente storia rossonera che mai i tifosi milanisti avrebbero voluto leggere e che riaprono violentemente una ferita mai risanata. L’ex terzino non le manda a dire al suo vecchio allenatore, Massimiliano Allegri, additandolo addirittura come colui che “fece perdere lo scudetto al Milan nel 2011/2012”, a causa di una gestione sconsiderata dello spogliatoio, dichiarando, davanti ai suoi stessi calciatori e in occasione di una gara decisiva di quell’anno, che se avesse avuto solo 14 calciatori a disposizione sarebbe stato lo stesso. Inoltre, dopo la debacle di Londra per 3-0 contro l’Arsenal nel ritorno degli ottavi di Champions 2011-2012, che rischiò di estromettere il Milan dalla Champions nonostante l’ampio 4-0 dell’andata, al rientro negli spogliatoi, Allegri avrebbe fatto i complimenti alla squadra. Complimenti che non piacquero per nulla a Zlatan Ibrahimovic che, udite le frasi del suo allenatore, rischiò di venirci alle mani. Insomma, Zambrotta, come detto, riapre una ferita aperta e getta ulteriore benzina sul fuoco di uno spogliatoio che, adesso come allora, non si è mai veramente ricompattato. IN RIBASSO.

Impostazioni privacy