Robinho come… Ronaldinho

Corsi e ricorsi della storia. Soprattutto quella rossonera. Tutto corre sull’asse Milano-Brasile con analogie che a distanza di tre anni e mezzo si ripetono. La vicenda (o meglio, telenovela) che riguarda Robinho ricalca per certi aspetti quanto avvenne a cavallo tra 2010 e 2011 con Ronaldinho.

Il Gaucho, impiegato poco da Massimiliano Allegri, a sei mesi dalla scadenza del contratto col Milan, lasciò il ritiro di Dubai per tornare in Brasile e cercarsi una nuova squadra. In quel caso la società rossonera agevolò in ogni modo la trattativa, sia per interesse aziendale, sia per una questione personale nei confronti del giocatore. E’ lo stesso copione che si sta ripetendo ora con Robinho, giunto ormai alla quarta sessione mercato col cartellino “in vendita”. Lui vuole tornare in patria. I rossoneri vogliono agevolarlo, senza rimetterci troppo.

Con Dinho finì che l’11 gennaio 2011 il Flamengo ufficializzò l’acquisto per circa 3 milioni di euro e un contratto quadriennale. Con Binho sembrava vicino l’accordo con gli Orlando per un passaggio negli Stati Uniti, in stile Kakà. Poi il Santos. Quindi il Cruzeiro. Ma ancora non c’è la fumata bianca. Quel che è certo, invece, è il lento, quanto inesorabile, distacco del Milan dal Brasile quale colonia-serbatoio per il mercato. Ad eccezione di Alex, parametro zero in arrivo dal PSG, e del giovane portiere Gabriel, la società di via Aldo Rossi sta ormai guardando al Brasile con disaffezione. Dopo Ronaldinho, ecco la partenza di Pato. Poi quella di Kakà, dopo il ritorno dello scorso settembre. Ora Robinho. E i tempi del Ka-Pa-Ro sono un lontanissimo ricordo.

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