Ad Empoli arriva la prima vera sconfitta anche per mister Inzaghi

Il pareggio di ieri contro l’Empoli ha lasciato il sapore della cenere in bocca e diversi dubbi a tutto l’ambiente rossonero. Nessuno, Inzaghi in testa, dopo le prime due vittorie con Lazio e Parma, credeva che tutti i problemi della scorsa stagione fossero stati risolti (la fragilità difensiva soprattutto) e che si potesse puntare allo scudetto, ma il Milan che si è visto ieri contro i toscani, in special modo nei primi 35 minuti del match, ha lasciato più di un punto interrogativo.

Nella prima abbondante mezz’ora di gioco infatti, è maturata la prima sconfitta di Inzaghi allenatore. Il tecnico piacentino ha ribadito, a più riprese, che il suo Milan avrebbe perso solo con squadre più forti tecnicamente e mai per voglia di vincere. Se la sconfitta, al di là di com’è maturata, con la Juventus può aver diverse giustificazioni, non ci sono invece scusanti, seppure il risultato finale dica un giusto 2-2, per l’atteggiamento con il quale il Milan è sceso in campo al Castellani: senza mordente ed irritante. Se l’Empoli al 35′ si è trovato in vantaggio di soli 2 gol, il merito è di Christian Abbiati bravo a sventare due insidiosi tiri dalla media distanza. degli avversari. La squadra di Sarri ha letteralmente travolto il Diavolo con voglia ed entusiasmo, ripresa solo dai colpi dei campioni rossoneri abili a sfruttare le loro doti individuali. Un Inzaghi apparso in balia degli eventi e rapito dalle emozioni, difficile da comprendere quando schiera nella formazione titolare il rientrante Bonera, che sarà poi autore di una gara pessima, per Rami, uno dei migliori contro la Juventus,  fortunato quando l’infortunio di van Ginkel, col conseguente ingresso di Bonaventura, porta la squadra dal 4-3-3 al più congeniale 4-2-3-1, bravo negli spogliatoio al termine della prima frazione nel dare la giusta carica ai suoi ragazzi per cercare di agguantare almeno il pareggio e nuovamente incomprensibile quando sostituisce l’ottimo Torres, per far posto a Pazzini, invece che lo stremato Honda.

Ad Inzaghi va concesso però senza dubbio altro tempo: 4 partite non possono bastare per eliminare i, tanti, fantasmi della scorsa stagione. A SuperPippo va comunque il merito di aver restituito alla squadra i valori sacri del Milan, valori che a Milanello mancavano dalla partenza di Carlo Ancelotti e che, ne siamo certi, alla fine conteranno come macigni sulla stagione rossonera.

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