Perché Alessio Cerci

Daniele Mariani è giornalista pubblicista. Nello staff di SpazioMilan.it fin dalla sua nascita, l’8 marzo 2011, e vicedirettore dal 2012. Collabora con Mi-Tomorrow e il Giornale di Vimercate. E’ ospite di TopCalcio24 e Milan Channel. Conduce “Milan Time”, un’ora di notizie rossonere nel palinsesto pomeridiano di Radio Milan Inter (96.1 FM e canale 288 del DTT).

Alla fine di un 2014 iniziato con l’esonero di Allegri e chiuso con un sorprendente doppio colpo di mercato, vale anche rischiare di scandalizzarsi per un sì di Alessio Cerci che tarda ad arrivare. Attesa invece legittima perché di fronte ad un Milan sì affascinante e in ripresa, ma al settimo posto in classifica e senza coppe. La realtà, con fiducia e franchezza, va accettata.

L’affare economico a favore di Galliani è quasi imbarazzante: preso a zero un giocatore pagato 14 milioni di euro (più bonus) nemmeno sei mesi fa, regalato Torres all’Atletico senza insistere. Se sull’ingaggio il guadagno si valuterà nel medio-lungo periodo, lo scambio nell’immediato dà una grossa mano alla gestione della rosa e al gioco dei rossoneri. Una mossa comunque non essenziale, a maggior ragione oggi. Adesso l’attacco è più forte ma il numero degli esterni, quando tornerà Honda, eccessivo. Per risolvere l’assenza del giapponese, indisponibile solo fino a fine gennaio, era sufficiente fissare Bonaventura nel suo ruolo più naturale e magari considerare Niang almeno una riserva. Inzaghi poteva crederci, non lo ha fatto e ha ottenuto il primo obiettivo dello scorsa estate: difficile definirlo un errore. Se non fosse arrivato, l’unico vero dispiacere sarebbe stato vederlo con la maglia dell’Inter, non proprio un disastro visto che parliamo di un 27enne ancora inesploso e mai protagonista in una big. Al contrario dell’accordo previsto con il club spagnolo, disposto a toglierlo al Milan da giugno in poi qualora arrivasse una proposta importante da parte di altre società: un grave danno.

Cerci giocherà subito e sarà in grado di fare la differenza: l’esperienza in Serie A, scesa ancora di livello durante il fallimento dell’ex Torino a Madrid, non manca. Lo stesso discorso che ha accolto Torres in Italia, un ex campione che ha pagato diverse colpe non sue. Una piccola lezione per Pippo: allenarsi bene non potrà mai essere il parametro decisivo su cui basare la campagna acquisti.

Twitter: @Nene_Mariani

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