Il pragmatismo realista di Inzaghi, il solito fumo negli occhi di Silvio

Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport e collabora con CalcioMessina.it. In passato ha collaborato con Bordocampo.net e Sportmain.it.

L’ultima partita del 2014 pone di fronte il Milan alla Roma, squadra che al momento appare di gran lunga superiore, senza se e senza ma, ai rossoneri. Una partita che, però, dirà molto sul ruolo che il Diavolo potrà recitare in questa stagione. Se è vero che una sconfitta sarebbe digerita senza fare troppi drammi, infatti, è altrettanto vero che l’atteggiamento in campo sarà importante e misurerà ambizioni e carattere di questa squadra, deludente a Genova, quasi perfetta contro il Napoli. Proprio questi segnali contraddittori lanciati tra una settimana e l’altra, però, impongono alla banda di Inzaghi l’obbligo di dover dimostrare qualcosa anche contro la squadra più forte (insieme alla Juventus) del torneo.

L’intera difesa titolare fuori causa, purtroppo, non permetterà ai rossoneri di giocarsi le proprie carte al massimo delle proprie possibilità e sarà un handicap di non poco conto, ma dalla cintola in su (a parte la riserva Van Ginkel) il Milan avrà tutti i suoi effettivi a disposizione ed è lì che la squadra sarà chiamata a lanciare un segnale importante. Abbiamo trovato molto oneste e condivisibili le parole di Pippo Inzaghi che domenica sera, subito dopo la vittoria contro il Napoli, parlò di una sfida da giocare con spensieratezza, senza troppe pressioni, in cui la squadra non avrebbe avuto nulla da perdere, trovandosi di fronte un avversario assai più quotato.

Parole chiare ed inequivocabili, certamente in linea con la realtà dei fatti e con le dichiarazioni fatte da inizio stagione ad ora. Non si tratta, infatti, di assumere un profilo basso, ma di sano e puro realismo che è stato sempre accompagnato da un lavoro incessante per migliorarsi, la ricerca di una crescita graduale e un’identità da trovare. Tutto molto chiaro, detto sempre senza filtri e senza troppi giri di parole. Il tecnico piacentino non ha mai considerato impossibile il terzo posto, anche se quelle due paroline magiche difficilmente escono dalla sua bocca, ma allo stesso tempo non si è posto limiti, ammettendo che l’unico vero obiettivo della squadra è quello di dare il massimo delle sue possibilità e di provare a giocarsela alla pari con tutti.

Poi, però, quasi a fare a cazzotti con i pensieri e i credo del Mister, sono arrivate e continuano ad arrivare le proclamazioni in pompa magna del Presidente Berlusconi. “Questa squadra può arrivare al terzo posto e quello deve essere il nostro obiettivo”, fino ad arrivare a ieri quando, nella consueta visita del venerdì a Milanello, il Cavaliere pare abbia detto senza pensarci due volte: “il Milan è più forte della Roma e dobbiamo andare lì per vincere”. Ok dare la carica giusta alla squadra, va bene essere positivi, ottimisti ed ambiziosi, ma qualcuno potrebbe trovarsi spiazzato di fronte a due pensieri così distanti e differenti. Si rischia di gettare inutilmente fumo negli occhi ai tifosi che, si sa, sono passionali ed emotivi e potrebbero tranquillamente riversare tutte le proprie frustrazioni su squadra ed allenatore se le cose non dovessero andare per il verso giusto.

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