Montolivo: “Credo al terzo posto, serve un Milan operaio. Inzaghi impara in fretta. Noi a Roma…”

La parola al capitano. E’ tornato in campo e si è subito visto, prima ancora che sentito, dopo 7 mesi dal grave infortunio e un Mondiale perso all’improvviso. Riccardo Montolivo, stamane, intervistato dal Corriere della Sera, ha indicato la rotta del Milan. Tante speranze, due sicurezze: Berlusconi e Inzaghi al comando. Queste tutte le sue dichiarazioni.

Sull’esordio stagionale a San Siro con l’Udinese: “Giocare quei 5 minuti contro l’Udinese è stato come un secondo esordio in Serie A. Sì, quell’emozione è paragonabile solo alla prima in A: da quando, sei mesi fa, mi sono ritrovato in ospedale a Londra, con la tibia rotta, aspettavo solo quel momento. Ho superato tutto cercando di razionalizzare e certo non da soli. Uno sa che sono i rischi del mestiere, che può succedere, ma la tempistica, a 5 giorni prima di un Mondiale, è stata drammatica. Fondamentali sono state la mia famiglia e la mia seconda famiglia, il Milan. Il presidente Berlusconi mi è stato vicino personalmente. Sicuramente mi è dispiaciuto non poter dare una mano. Io ho sempre cercato di dare geometrie alla manovra e forse qualcosa sotto questo punto di vista ci è mancato“.

Su Inzaghi: “La qualità che tutti gli riconoscono è di trasmettere una grande carica, è un motivatore. Ma un’altra qualità di cui si parla meno è che impara in fretta: in pochi mesi è cresciuto tanto. È una spugna, assorbe i consigli di tutti. Ha una sua identità di gioco, ma credo che quando un allenatore è all’inizio abbia l’obbligo di ascoltare chi ha più esperienza“.

Seedorf o Inzaghi, la sfida non è questa… “È difficile fare paragoni, ma parliamo di due squadre in cerca di un’identità. Ora guardiamo al futuro, a un Milan che punta all’Europa. Stiamo facendo un ottimo lavoro. Ora dobbiamo guardarci allo specchio e dirci cosa vogliamo diventare. La sfida è con noi stessi. Credo che questa squadra non possa prescindere da uno spirito operaio fatto di intensità, sacrificio, determinazione. È un Milan diverso da quello di un tempo, inutile negarlo. Ha qualità, ma non emergono se la squadra non mette in campo questo atteggiamento“.

Dal Napoli alla Roma: “La vittoria contro il Napoli è stata importante: serviva dare un segnale, all’esterno e all’interno. La sfida con la Roma non è proibitiva: loro sono una squadra di altissimo livello, ma noi dipendiamo da noi“.

Sui singoli: “Menez? Onestamente così efficace in zona gol non me lo aspettavo, forse è l’allenatore che lo ispira. Il momento complicato di Torres e Pazzini? Devi capire qual è il momento giusto per fare due chiacchiere. In certi momenti qualsiasi parola può sembrare scontata e magari infastidire. Soprattutto i più giovani devono trovare il loro equilibrio. Penso, per esempio, a El Shaarawy e De Sciglio. È capitato anche a me: dopo l’exploit, c’è un momento di down. Non appena si trova un equilibrio, in campo e fuori, si torna su“.

Sulla posizione in campo: “Ho sempre detto che credo di rendere al meglio da regista davanti alla difesa. Ma è stata sempre una mia forza saper interpretare più ruoli, quindi, senza nessuna polemica, gioco dove crede l’allenatore”.

Sullo spogliatoio: “I bravi ragazzi aiutano, ma le assicuro che anche adesso non mancano i ragazzi belli sanguigni… Il rispetto per le regole è sacro e imprescindibile, credo che tutto il gruppo sia maturato. Merito dell’addio di Balotelli? Mario non c’entra e penso che meno ne parliamo, più gli facciamo del bene. No, credo che sia cresciuto il senso di responsabilità verso questa maglia. Dopo un anno negativo come quello passato, tutti, io per primo, ci siamo chiesti cosa potessimo fare di più. Anche in società c’è più armonia, l’anno scorso avevo detto che anche questa situazione non aiutava. Ora si percepisce un clima diverso“.

Sul terzo posto: “Sono d’accordo con il presidente quando dice che questa rosa può competere per le prime posizioni, a patto che mantenga lo spirito operaio. Io mi auguro di stare bene: alcune cose si danno per scontate, ma quando non ci sono ti accorgi di quanto mancano. Al Milan auguro la stessa cavalcata del girone di ritorno di due anni fa. Io ci credo“.

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