Basta scuse: i problemi non nascono dal 2015. I numeri

Fosse solo il 2015. Contro la Lazio un’altra sconfitta, un’altra prestazione indecorosa e senza carattere. I numeri di Inzaghi sono impietosi, parlano da soli: con l’anno nuovo un solo punto in quattro partite. Ma prendere in considerazione le ultime gare, sebbene aiuti ancora la società a trovare scuse e giustificazioni, non è corretto. I rossoneri non vincono da cinque giornate e l’ultimo successo ormai risale a più di un mese fa, in trasferta dal lontano 30 novembre 2014. Numeri non da Milan, o forse è più giusto dire, questo non è il Milan.

Ma quello che ancora di più fa arrabbiare i tifosi, a questo punto senza più parole e speranze, è la totale assenza di gioco, di grinta e di cattiveria agonistica. Gli uomini di Pippo (chiamarlo Super, in questo momento, risulterebbe quanto mai sarcastico) per la sesta volta sono andati in vantaggio, così come con la Fiorentina, con la Sampdoria, con l’Inter, con il Sassuolo, con il Torino, e anche all’Olimpico non sono riusciti a gestire il vantaggio. L’ennesima rimonta subita. È inconcepibile, ma immancabilmente il Milan segna e si chiude, si spegne, esce letteralmente dal campo e neanche i gol avversari riescono a dare una piccola scossa alla squadra. Cosa succede nella testa di questi giocatori? Dove sono finiti l’entusiasmo e la voglia che Inzaghi aveva promesso all’inizio del campionato?

Manca il gioco, è sotto gli occhi di tutti, ma quello che i tifosi chiedono alla loro squadra è almeno un pizzico di determinazione, la voglia di rivalsa, la reazione di questi ragazzi. I rossoneri invece non danno segnali e, se proprio devono, convertono tutte queste emozioni in follia, in isteria. Ne è stata la dimostrazione ieri Philippe Mexes, il quale dopo qualche screzio di gioco con il capitano biancoceleste Mauri, ha ben deciso di farsi giustizia da solo: mani al collo e rosso, il risultato. Bisognerà accontentarsi quindi dell’unico record (negativo) che questo Milan è riuscito a collezionare fin qui, un primato che sfortunatamente trova collocazione nel taccuino dell’arbitro: sono infatti sette gli espulsi stagionali tra i milanisti. Non siamo abituati nemmeno a questo: insomma, non solo i punti che ormai sono da zona retrocessione, non solo il tanto acclamato giuoco che rivendicava il Presidente, ma anche lo stile che ha sempre contraddistinto il Milan targato Berlusconi è venuto meno . “Povero Diavolo”, diceva una vecchia canzone.

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