È un inizio 2015 da incubo. Tre i principali nomi sulla graticola

È un Milan irriconoscibile quello che è rientrato dalla pausa natalizia, che era cominciata con i buoni auspici dati dai quattro punti con Roma e Napoli ed era proseguita con la bella prova contro il Real Madrid a Dubai. Invece, del tutto inaspettatamente, il Diavolo, che di solito a dicembre fatica e a gennaio fa faville, cambia completamente volto e rientra svuotato, inanellando due pessime prestazioni contro Sassuolo e Torino (di certo non due macchine da guerra), che fanno della squadra di Inzaghi uno dei peggiori Milan post natalizi. Dopo i primi 20’ ottimi contro il Sassuolo, infatti, i rossoneri sono scomparsi, non hanno più giocato a calcio, cedendo contro la squadra di Di Francesco e disputando una delle peggiori partite della stagione contro i granata. Ieri, probabilmente, è stato toccato il fondo. Zero tiri in porta, zero calci d’angolo, l’intera partita a difendere. Se questo è il vero Milan, il terzo posto rimarrà un miraggio. IN RIBASSO.

Non si può negare che da questa settimana il primo a uscire sconfitto è Filippo Inzaghi. Se è vero che il tecnico rossonero non dispone di una rosa all’altezza, è giusto anche evidenziare come la maggior parte delle sue scelte siano state sciagurate. Su tutte, quelle di schierare un inesistente De Sciglio al posto di un Abate in buona forma, e Niang, lasciando in panca gente come Cerci, il Faraone e Pazzini. Inoltre, è da imputare a lui in buona parte l’assenza di reazione, almeno d’orgoglio, al ko col Sassuolo: all’Olimpico squadra priva di senso e coesione, incapace di gestire ogni situazione favorevole. Molti suoi sostenitori hanno perso la pazienza e stanno oltrepassando il confine, schierandosi insieme a quei tifosi che lo accusano di inesperienza e troppo aziendalismo, dall’inizio della sua avventura. Inoltre, a preoccupare non sono solo le scelte tecniche, ma il fatto che non sembra essere conscio di quello che succede in campo. Cosa rispondere, se non un silenzio imbarazzato, a un allenatore che “mazzarrianamente” dichiara, a fine gara, “la squadra ha dato l’anima”, “in 10 abbiamo fatto bene, magari senza quel calcio d’angolo potevamo vincerla”, “sono contento dello spirito”, “in 10 non potevamo fare di più”, “il carattere c’è”? IN RIBASSO.

Tanto il pareggio di ieri sera, quanto la sconfitta casalinga contro il Sassuolo, sono arrivate, come al solito, da gol su palla inattiva. Il problema è ormai decennale, ne parliamo quasi in ogni Borsino e nessuno è mai riuscito a trovare una soluzione, da Ancelotti fino a Inzaghi. La situazione, piuttosto, sembra essere perfino peggiorata. Quello di Glik, infatti, è stato l’ottavo gol subito quest’anno da palla inattiva, addirittura il 40% del totale delle realizzazioni al passivo. Se si pensa che pochi attimi prima Inzaghi aveva inserito Alex al posto di Menez proprio per evitare situazioni del genere e che invece il centrale del Toro sia stato libero di elevarsi, colpire e indirizzare la palla a fil di palo, si capisce bene che la situazione è particolarmente grave e non sembrano esserci soluzioni all’orizzonte. Almeno in questo caso, però, Inzaghi una cosa giusta l’ha detta: la parola più importante è “lavoro”. IN RIBASSO.

Gli uomini simbolo di questa prima nefasta settimana del 2015 sono, paradossalmente, i due ragazzi sui quali doveva poggiare tutto il progetto futuro del Milan: Stephan El Shaarawy e Mattia De Sciglio. Il primo, autore di una pessima gara contro gli Emiliani martedì scorso, è stato subissato, per la prima volta da quando è in rossonero, dai fischi di San Siro, dimostrando che, ormai, anche i suoi più accaniti sostenitori hanno perso la pazienza. Così, è stato accantonato per la trasferta di Torino e la luce in fondo al tunnel non si vede più. Stessa situazione per De Sciglio, che, dopo le prime buone stagioni, quest’anno si è completamente eclissato. Quello del terzino è un equivoco serio, rosso di imbarazzo e umiliato da un prodotto passato (forse migliore) dal settore giovanile rossonero come Darmian, colpevolmente perso per strada. Insomma, anche su di lui forse si sono spese troppo presto parole al miele, paragonandolo addirittura a sua Maestà Paolo Maldini. Invece, al momento, siamo qui a raccontare come i due giovani sui quali bisognava costruire il futuro si siano sciolti come neve al sole e, insieme a loro, tutta la macchina rossonera. IN RIBASSO.

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