Monto, lì non va proprio bene

Un ritorno in campo da incubo. Un post infortunio non soltanto da dimenticare, ma quasi deleterio per la squadra di cui è capitano. Non riesce proprio a ritrovare il bandolo della matassa, Riccardo Montolivo. Il centrocampista rossonero, spaventato da una mediana di cui non è più padrone e da una compagine tanto fragile quanto mal costruita, non appare più ormai neanche la brutta copia dell’ottimo giocatore ammirato nelle stagioni passate.

Un capitano, senza voler scadere troppo in luoghi comuni e in retorica fine a se stessa, una squadra deve sapersela caricare sulle spalle proprio nei momenti più bui e difficili. Quando, insomma, tutte le luci sono spente e in campo regnano la paura e il malcontento. L’ex Fiorentina, anche questa, ha dato la sensazione di non saper assolvere il suo compito. Lento, grigio, privo di spunti, mal supportato dal molle Van Ginkel e schiacciato dal dinamismo della mediana biancoceleste, Monto ha palesato ancora una volta di non essersi ancora calato nel nuovo ruolo a lui ritagliato da Pippo Inzaghi.

Imperdonabile, ingenuo oltre ogni limite nell’azione che ha portato alla marcatura di Miroslav Klose, Montolivo ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che quella fascia, ora come ora, è un po’ ingombrante. Che il carisma del leader non puoi costruirtelo giocando qualche partita su buoni livelli. Che adesso è arrivato il momento di mettersi a correre e giocare davvero, senza chiacchiere.

Nessuno gli ha mai chiesto di aver il peso e il rispetto di un capitani storici quali possono essere un Franco Baresi, un Paolo Maldini, un Javier Zanetti o, restando all’attualità, un Francesco Totti. Gli si chiede, semplicemente, di dimostrare un po’ di più di meritare quel ruolo. E di non esser sempre, se possibile, il primo ad arrendersi.

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