Sacchi e il suo Milan che sfruttava il fuorigioco: “Era frutto di un lavoro enorme. E su Baresi che alzava il braccio…”

Oggetto di infinite polemiche e di litigi tra presidenti, allenatori e tifosi, il fuorigioco, così come lo conosciamo noi, compie 90 anni. Nel 1925 infatti ci fu la modifica al regolamento, che cambiò inevitabilmente il gioco del calcio. In occasione di questo particolare compleanno “Sportmediaset” ha intervistato Arrigo Sacchi che con la sua rivoluzione tattica sfruttò in maniera unica il fuorigioco.

Soprattutto con il suo Milan, capace di aggredire gli avversari con un pressing asfissiante e di salire alto con la linea difensiva: “Il mio Milan non faceva fuorigioco sistematico. Noi aggredivamo sempre la palla e la squadra saliva. Il fuorigioco diventava una conseguenza per il nostro modo di preparare un attacco. Il risultato di un grande lavoro e di un’organizzazione difensiva precisa e studiata. Era il frutto di un lavoro enorme. Quando la palla in possesso dell’avversario era coperta, la squadra cercava sempre di mantenere delle distanze uguali tra le varie linee, quindi salivamo per aggredire e in quel momento gli avversari rimanevano dietro di noi in fuorigioco”.

Indimenticabile e storica l’istantanea del capitano dei rossoneri, Franco Baresi, con il suo braccio alto per segnalare al guardalinee l’offside. Sacchi rivela che era stato lui a dirgli di farlo: “Non era solo Franco ad alzare la mano, erano tutti e quattro i giocatori della linea difensiva a farlo per aiutare l’arbitro. Ho sempre detto che l’allenatore dev’essere il direttore d’orchestra e i giocatori gli interpreti. Da direttore le indicazioni le diedi io

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