Una speranza Nazionale: Inzaghi aspetta l’Honda del Giappone

Un tempo la sosta per gli impegni delle nazionali era il momento di un vero e proprio esodo, tanto che gli allenatori si preoccupavano di dover gestire il gruppo rimasto a Milanello ridotto all’osso. Negli ultimi anni le cose sono cambiate e non solo perché i convocati sono diminuiti, indice di una qualità della rosa complessivamente non all’altezza del passato. Anche chi è chiamato a vestire la maglia del proprio paese, infatti, spesso non è in un momento di forma esaltante, tanto che gli impegni internazionali possono essere accolti come occasione per ritrovare forma e sorriso.

È il caso di Armero, ormai lontano dal Milan per destinazioni brasiliane, e di Cerci, da sempre pupillo di Conte e convocato nonostante le numerose panchine (5 delle ultime 6) in rossonero. È soprattutto il caso di Honda che, in Giappone, è una sorta di simulacro imprescindibile, al di là del pessimo momento di forma e della lunga astinenza in fase realizzativa. Anche perché, quando sente il profumo del proprio paese, le sue prestazioni tornano a dare un senso alla maglia numero dieci che indossa al Milan e spesso coincidono con gol e assist. Come nel caso dell’amichevole contro la Tunisia, quando si è fatto bastare l’ultimo quarto d’ora di gioco per segnare la rete del definitivo 2-0.

Se le scorie dell’eliminazione dalla Coppa d’Asia avevano consegnato al Milan un Honda stanco e abbattuto, Inzaghi si augura che la sosta primaverile glielo riconsegni nella versione 2014. Quella in cui, per intenderci, segnava praticamente un gol a partita, prima del lungo digiuno nel buio inverno rossonero. Considerato anche l’unico sforzo del campionato, infatti, gli impegni con le nazionali non sono più una scocciatura inevitabile ma possono essere interpretati come occasioni per ritrovare giocatori sereni e sorridenti. Un sorriso che, dalle parti di Milanello, è sfumato da tempo.

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