De Jong animale da derby: leader del Milan, ma verso l’addio

Un perfetto “animale” da derby, così La Gazzetta dello Sport definisce De Jong. Un guerriero, un leader, uno che ci mette l’anima e pure di più. Lui ormai conosce bene l’Inter, un anno fa gli ha segnato anche un gol decisivo, e domenica sera vivrà la sfida da protagonista nella sua mediana (come Medel per l’Inter).

E qui sorge il grande dilemma: da una parte i detrattori lo accusano di non fare passaggi più in là di cinque metri, perché davanti alla difesa ci dovrebbe stare chi lavora all’uncinetto e non alle presse; dall’altra gli ammiratori replicano che averne di gente del genere in campo e nello spogliatoio, anche perché senza il suo piedino provvidenziale il Milan avrebbe abbandonato da tempo qualsiasi ambizione europea. Probabilmente c’è un po di tutto questo in De Jong, olandese atipico con esperienza da vendere dopo aver giocato con Ajax, Amburgo e Manchester City (pagato 17 milioni di sterline), aggiunte alle 81 presenze in Nazionale. Se l’importanza di un giocatore si deduce pesando le sue assenze, il 34 rossonero rimane ancora essenziale per i rossoneri: quando è mancato, né Montolivo nè tantomeno Essien hanno convinto. Un numero per capire meglio: 1540 palloni giocati (su 1876 minuti) dall’inizio del campionato: primato di squadra. E allora è giusto preoccuparsi visto che Nigel, in scadenza di contratto, quasi certamente andrà via a fine stagione.

Per il rinnovo manca soldi ma soprattutto le intenzioni: il primo chiede un aumento di stipendio (attualmente guadagna già 3 milioni e mezzo di euro, il club invece vorrebbe ridurre l’ingaggio. Una distanza netta e chiara. Ma in attesa del divorzio, e della rivoluzione a centrocampo, non c’è dubbio, De Jong darà il massimo fino alla fine.

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