Milan senza numero 9 decisivo: maledizione o scarso progetto?

Non siamo in Egitto, anche se il faraone c’è, ma una maledizione, al pari di quella che colpì Howard Carter e la sua spedizione alla scoperta della tomba di Tutankhamon, al Milan è presente e sta colpendo proprio chi fino ai primi anni del duemila ha fatto esultare i cuori rossoneri come pochi altri: stiamo parlando dei nostri numeri 9. Il numero della punta, dell’attaccante per eccellenza, di chi se non la mette dentro è sicuramente un flop.

Il primo a cominciare la tradizione maledetta è Alexandre Pato, che raccoglie la 9 per svestire la 7 che fu di Sheva andando incontro a un vortice di insuccessi che l’hanno portato da prodigio del calcio a meteora. Zero saranno i suoi gol con il nove sulle spalle e i minuti giocati pochissimi per via dei continui infortuni. Col passaggio del brasiliano al Corinthians la maglia passa ad Alessandro Matri, che da figliol prodigo torna per infiammare San Siro, ma a bruciarsi è solo la sua carriera: un gol col Parma e nulla più. Il pacco viene spedito a Firenze. Così la nove passa al grande acquisto dell’estate, il colpaccio rossonero: Fernando Torres. Lo spagnolo si libera dalla polvere e arriva a Milano da conquistador ma è il campo a parlare per lui: un bel gol ad Empoli poi l’eclissi e il ritorno a casa a Madrid. Per finire, il fardello passa a Mattia Destro che batte qualche colpo, pochi per la verità, due sono i suoi gol e mai decisivi.

Altro punto è la rilevanza che le quattro miserrime reti dei nove rossoneri hanno avuto nelle partite: nulla. Infatti, andando a ripescare i ricordi, il gol di Matri a Parma si rivela inutile dato il 3-2 finale per gli emiliani; il gol di Torres serve solo a scampare la sconfitta al Castellani di Empoli con la gara che termina col punteggio di 1-1; e i gol di Destro salvano il Milan in casa con l’Empoli come fece lo spagnolo suo predecessore, e il gol alla Fiorentina illude i rossoneri che subiscono il ritorno dei viola e perdono al fischio finale per 2-1. L’ultimo nove a segnare un gol decisivo in una vittoria risale alla stagione 2001-2012 e, ironia della sorte, è stato proprio Filippo Inzaghi nella gara dell’addio contro il Novara. Di sicuro non sarà lui ad aver lanciato la maledizione, dato che al momento gli si sta ritorcendo contro, ma va sottolineato come la difficoltà di ritrovare un nove da 30 gol stagionali coincide con una mancanza di classe e compattezza della squadra. Destro con Honda, Montolivo e Paletta. Inzaghi si doveva accontentare di Seedorf, Kakà e Thiago Silva.

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