Che confusione, sarà perché… al Milan manca una punta vera

Da quando Inzaghi si è seduto sulla panchina del Milan l’ironia della sorte ha voluto che il tecnico ex bomber di razza non ha mai avuto la possibilità di ammirare le gesta di un attaccante decisivo. Una sorta di maledizione del numero 9 che ha fatto e fa tuttora molto ripensare a come è stata costruita la rosa e come viene gestito il reparto degli avanti rossoneri. Una mancanza pesante che si vede subito nel dato dei 5 miseri gol messi a segno dalla coppia dei centravanti rossoneri Pazzini-Destro.

Se ad inizio stagione la formula del falso nueve ha funzionato con un Menez in grande spolvero, ma sul lungo periodo si sono visti tutti i limiti e del giocatore e della formula tattica che hanno portato la dirigenza del Milan ad operare sul mercato per portare Mattia Destro a Milano. Nella deludente prestazione col Genoa si è visto proprio di tutto: come prima punta s’è visto anche Alessio Cerci, che già sta avendo difficoltà nel suo ruolo naturale di esterno, al centro dell’attacco milanista è sembrato proprio un pesce fuor d’acqua, esempio di una confusione manageriale che sta prendendo Inzaghi alla ricerca di un ingranaggio favorevole a far girare questa squadra.

La scelta apre anche a problemi di gerarchia: infatti nelle ultime partite abbiamo assistito al definitivo accantonamento della carta Destro. Il ragazzo, mai decisivo e influente sulle gare, è sì rientrato dall’infortunio occorso durante il derby ma non ha recuperato la maglia da titolare, affidata piuttosto a quel Pazzini che resta in scadenza di contratto. I 2 gol messi a segno nei 647 minuti giocati, di cui solo 42′ nelle ultime 3 gare, sono il segno che qualcosa non va. La speranza, in attesa di novità sulla cessione del club al tahilandese Bee, è che qualunque sia la nuova dirigenza investa per riportare al Milan un attaccante degno dei nomi, per citarne solo alcuni, di Van Basten, Weah, Shevchenko e… Inzaghi.

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