Contestare va bene, ma non si può a prescindere. Curva Sud, perché?

Il Milan è tornato a vincere dopo tre sconfitte consecutive contro Udinese, Genoa e Napoli. La vittoria sulla Roma, quasi inaspettata, è arrivata al termine di un’ottima prestazione dei rossoneri: compatti, corti e micidiali nelle ripartenza con un Honda in formato mondiale.

Tutto questo è avvenuto, come ormai da un mese a questa parte, sotto la feroce contestazione della curva sud. I tifosi più caldi del Milan hanno scritto alcuni striscioni durissimi contro la squadra, scrivendo che senza dignità l’unica cosa che si meritavano questi giocatori era lo stadio vuoto. Ironia anche su Galliani e sul fatto di essere andato a citofonare a casa di Destro per convincerlo. Quello che ha colpito è che le critiche non siano state rivolte anche alla presidenza: ieri a Berlusconi non sono state dedicate parole e, anzi, nell’ultimo comunicato la Sud gli chiedeva o di vendere a persone affidabili o di restare e cambiare la dirigenza.  Nessun coro ieri dalla Sud, se non il solito ‘infami, infami!’ e la richiesta ‘vogliamo la Primavera’. Per carità sono concetti e idee condivisibili dalla maggior parte dei supporters del Diavolo, soprattutto dopo le ignobili ultime prestazioni ma forse si potevano evitare nella gara di ieri, una delle migliori della stagione.

L’altra frase che ha stonato è la richiesta di campioni, senza i quali non avrebbero fatto l’abbonamento. Contestare ed essere delusi da quest’annata disastrosa è lecito e giusto. Inaccettabile un Milan che naviga tra il nono e l’undicesimo posto, ma tifare solo quando arriveranno grandi giocatori e solo quando, forse si tornerà a vincere, non rientra nei ‘compiti’ del tifoso, quello vero, che in quanto tale dovrebbe tifare a prescindere. Cosa che i ragazzi della curva fanno sempre; forse quello striscione era per dare la scossa, un monito per una campagna acquisti importante per tornare subito competitivi, ben sapendo che chi ama la squadra in maniera viscerale poi alla fine, nonostante tutto, non riesce a non andare allo stadio a far sentire la sua vicinanza.

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