No Expo, Milano diventa terreno di guerra: come negli stadi, vincono sempre loro

Alle fine va sempre così. Ci scandalizziamo, ci indigniamo, ci incazziamo. Ma puntualmente, come accaduto domenica scorsa nel corso del derby Torino-Juventus, vincono sempre loro. Alla fine esultano loro, alla fine festeggiano loro, alla fine chi la spunta ha sempre il volto coperto e spalle al sicuro. Milano in un pomeriggio trasformata in un campo di guerra, cent’anni dopo quella che doveva averci insegnato che le manifestazioni violente non possono diventare strumento pretestuoso di minaccia politica e sociale. Una città messa a ferro fuoco il giorno dell’inaugurazione ufficiale di Expo, proprio dai movimenti contro l’Esposizione Universale di Milano 2015 nel corteo “Mayday Parade”: il gatto che si morde la coda, mentre fuori bruciavano macchine, negozi, la sede nella Bnl in piazza Virgilio e venivano danneggiati edifici, palazzi, università. Per chi conosce la città meneghina, una pugnalata al cuore della popolazione onesta che ha comunque portato avanti il proprio corteo in maniera civile. Ma la costola malata della manifestazione ha preso il sopravvento, devastando la città e riducendo Milano, con i riflettori del mondo puntati addosso, a sterile meretrice di periferia. E ancora una volta hanno vinto loro. Sogni d’oro, politica italiana.

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