Un sogno chiamato Ibra. Ma se la Doyen portasse qualche “pacco”?

Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano MI-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).

Un dato è certo: da tempo non raccontavamo di un Milan così attivo sul mercato internazionale. Comunque vadano a finire le trattative che in questi giorni stanno “stuzzicando” l’appetito dei tifosi rossoneri, la sensazione di una ritrovata determinazione sullo scacchiere europeo è un qualcosa che fa ben sperare. Fino alla scorsa estate registravamo gli spostamenti di Adriano Galliani tra Milano e Forte dei Marmi. Oggi, finalmente, c’è di nuovo un uomo-mercato in giro per le sedi dei grandi club. E’ già un passo avanti.

Con Jackson Martinez in tasca, il sogno chiamato Zlatan Ibrahimovic è già sufficiente per sollevare gli animi dopo la terribile stagione conclusasi due settimane fa. Lo svedese apre e chiude. Un giorno dice che vuol restare a Parigi, un altro si mostra possibilista circa un suo trasferimento, un altro ancora parla al telefono per imbastire una trattativa. Diciamolo chiaramente: con un giocatore come lui avremmo fatto già un grande salto di qualità.

Tornando coi piedi per terra, da più parti aleggia lo scetticismo nei confronti dell’operazione che coinvolge Mr. Bee e la Doyen nell’acquisizione del 48% del club. E’ difficile esprimere un giudizio (positivo o negativo) in assenza di qualche risultato tangibile. Mi limito, allora, a lanciare una piccola provocazione. Tra le accuse mosse a Galliani negli ultimi anni (comprese certe dichiarazioni di Barbara Berlusconi all’apice dello scontro con l’amministratore delegato rossonero) c’era quella di aver facilitato eccessivamente l’acquisto di giocatori appartenenti a scuderie di procuratori “amici”. L’esempio portato spesso alla ribalta era quello di Mino Raiola che negli ultimi cinque anni è riuscito a piazzare un po’ di suoi assistiti al Milan. Mi chiedo e mi chiederò che cosa diremo quando qualche giocatore vicino alla Doyen non dovesse esprimersi al meglio. Saremo pronti di nuovo ad alzare gli scudi? Nel calcio, come nella politica, soprattutto quando il calcio diventa anche gioco politico, è meglio non usare due pesi e due misure. Il rischio è che si trasformino in un pacco-boomerang.

Anche questa settimana c’è un motivo per sorridere guardando al nostro Settore Giovanile. Se la Primavera ci ha lasciato l’amaro in bocca dopo l’eliminazione ai rigori dalle Final Eight, possiamo continuare a sognare con gli Allievi Nazionali approdati in semifinale: tante speranze, un unico grande orgoglio.

Twitter: @Chrisbad87

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