Ibrahimovic sia un’occasione, non un limite del mercato rossonero

Che sia forte, anzi fortissimo, è fuori da ogni discussione, così come le valutazioni riguardo l’impatto che potrebbe avere nel suo terzo viaggio nel campionato italiano. Zlatan Ibrahimovic è garanzia di gol, fisicità, personalità e attenzioni mediatiche, oltre a un numero di abbonamenti che male non fanno a una squadra in ricostruzione. Proprio nell’estate in cui le risorse economiche non mancano, però, sarebbe limitativo vincolare il mercato e i progetti tecnici rossoneri a un solo giocatore, tra l’altro prossimo ai trentaquattro anni, per quanto forte e rimpianto che sia.

L’acquisto di Ibra è vincolato a un grande colpo in entrata a Parigi, con tempistiche che potrebbero tranquillamente sconfinare verso la fine di agosto, quando un Galliani in versione condor si avvarrebbe della volontà del giocatore di tornare in Italia. Nel frattempo, il Milan si è cautelato con Carlos Bacca e Luiz Adriano ma è ancora al lavoro per consegnare a Mihajlovic un secondo centrocampista di qualità e almeno un difensore di livello. Concentrare tutte le attenzioni sullo svedese significherebbe trascurare altre fondamenta del nuovo progetto, rifugiandosi nei poteri di Ibracadabra per cercare una scorciatoia verso la Champions League. Oltretutto, nel calcio bisogna sempre fare attenzione ai dogmi, come quello secondo cui “Ibra basta per entrare nei primi tre posti”. Nel 2012 si sentiva un ritornello simile riguardo la vittoria dello Scudetto ma le cose andarono diversamente perché, per quanto forte, Ibra non può mettere una pezza anche alle falle della peggior fase difensiva (numeri alla mano) dell’era Berlusconi.

A margine dei discorsi tecnici ci sono altre considerazioni che, per quanto eretiche a detta dei tantissimi adoratori di Ibra, riportano a cifre e numeri su cui riflettere. Dare uno stipendio simile a quello percepito a Parigi (12 milioni netti) significherebbe svenarsi e ricadere nei rischi connessi all’acquisto di giocatori svincolati, entrando nelle dinamiche di ingaggi sproporzionati per quello che sarebbe il più nobile dei parametri zero. Difficile investire 50 o 60 milioni in stipendio per un giocatore che, nel caso di un triennale, arriverebbe alla soglia dei trentasette anni. Insomma, va bene Ibrahimovic ma alle giuste condizioni, evitando di ingolfare il mercato in entrata e di prodigarsi in operazioni affascinanti ma economicamente improponibili.

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