Quando cedere Thiago Silva non è conveniente sotto nessun aspetto

Alessio Romagnoli dovrebbe presto diventare un nuovo giocatore del Milan. Nel corso dei prossimi giorni, infatti, il club di Via Aldo Rossi dovrebbe concludere, sulla base di venticinque milioni di euro, l’operazione mirata a portare alla corte di Sinisa Mihajlovic l’ex difensore centrale della Sampdoria. Un’operazione rischiosa, quest’ultima, dal momento che il talento scuola Roma dispone di grandi potenzialità, ma potrebbe non riuscire a essere continuo nel rendimento e potrebbe non essere in grado di cambiare volto alla retroguardia rossonera. Ecco allora che il tweet del direttore di Telelombardia, Fabio Ravezzani (“Con tutti i difensori comprati dal Milan dopo Thiago Silva, facevano prima a tenerselo e risparmiare“), potrebbe diventare un’amara sentenza. Proprio così.

Una volta ceduto il mitico numero trentatré, per quarantadue milioni di euro, anche per quanto riguarda la zona nevralgica della retroguardia, la società rossonera ha acquistato giocatori non all’altezza della situazione: giocatori che, alla prova dei fatti, hanno deluso le aspettative. Nella fattispecie, nell’estate 2012, arrivarono a Milanello Francesco Acerbi, reduce da un ottimo campionato tra le file del Chievo, e Cristian Zapata, desideroso di riscatto dopo essere retrocesso con il Villarreal. Il primo fu prelevato sulla base di una comproprietà da quattro milioni di euro, mentre il secondo approdò al Milan in prestito oneroso, da quattrocento mila euro, con diritto di riscatto fissato a sei milioni di euro. Risultato? Entrambi delusero. Ma mentre Acerbi fu presto rispedito a Verona, il colombiano, che alternò buone prove a prestazioni da codice penale, venne confermato e riscattato. Nell’inverno 2013, per cercare di sistemare una difesa alla ricerca di certezze, Adriano Galliani decise di prelevare dal Brescia Bartosz Salamon.

Bartosz Salamon che era assistito da Mino Raiola e che arrivò per tre milioni e mezzo di euro, ma che non vide mai il terreno di gioco e, con la maglia della Primavera, dimostrò lentezza e problemi in merito al senso del gioco. Un buco nell’acqua, insomma. Meglio non andò nell’estate del 2013, quando il Milan rinforzò il proprio reparto arretrato riscattando Zapata, che continua ad alternare prestazioni incoraggianti a errori da matita blu, e puntando su Jherson Vergara, promessa tutt’altro che mantenuta, mai utilizzata, ma pagata due milioni di euro. Ma non finisce qui.

Nell’agosto 2013, i rossoneri acquistarono a titolo temporaneo, per settecentocinquanta mila euro, Matìas Silvestre. Matìas Silvestre che avrebbe dovuto sostituire l’infortunato Bonera, ma che trascorse quasi tutta la stagione in infermeria, disputando soltanto quattro partite. Quattro partite caratterizzate da un buon rendimento e impreziosite da un gol, contro il Parma, ma che non gli valsero il riscatto. Proprio a seguito dei continui infortuni subiti dal centrale argentino, di proprietà dell’Inter, e a seguito del negativo rendimento degli altri difensori, nel gennaio 2014, Adriano Galliani decise allora di acquistare Adil Rami, che arrivò in prestito, con diritto di riscatto fissato a sette milioni, dal Valencia.

Pagato inizialmente quattrocento mila euro, il gigante francese mise da subito in circolo forza fisica, stacco di testa, senso dell’anticipo e carisma, ma non fu esente da svarioni evitabili. Tuttavia, dal momento che risultò comunque tra i rossoneri più positivi, venne poi acquistato a titolo definitivo, per poco più di quattro milioni di euro, a seguito di una trattativa che vide l’intervento dello stesso giocatore, che decise di pagare di tasca propria parte della cifra richiesta dal Valencia. Valencia che, tra l’altro, aveva abbassato di molto le proprie pretese. In ogni caso, nella stagione 2014/2015, Rami ha deluso non poco, tanto da non confermare quanto di buono avesse messo in mostra nel corso dei mesi di gestione Seedorf, da perdere il posto da titolare, da avere avuto screzi con Pippo Inzaghi e da essere ceduto al Siviglia nel corso del primo mese della sessione di mercato in corso.

Insomma, dopo avere ceduto Thiago Silva al Paris Saint Germain, il Milan ha speso per difensori che hanno fallito in pieno la loro missione. Se poi aggiungessimo alla lista anche i centrali prelevati a parametro zero, l’analisi sarebbe ancora più drammatica. Che dire, serve un cambio di rotta. Un cambio di rotta che potrebbe avvenire soltanto con la creazione di una rete di scouting all’altezza della situazione. Solo in questo modo, il Milan riuscirebbe a invertire la tendenza e a mettere a segno acquisti intelligenti e vincenti. Provare per credere.

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