Sinisa e un Milan troppo superbo. E se avesse “ragione” Inzaghi?

La sonora sconfitta casalinga rimediata contro il Napoli, pesante tanto nel risultato quanto (soprattutto) nel gioco, ha lasciato strascichi non indifferenti dalle parti di Milanello. La società, non rilasciando dichiarazioni ufficiali, ha di fatto confermato Mihajlovic dopo la debacle, anche se il presidente Berlusconi ha iniziato a covare un’insoddisfazione da non trascurare. Ogni giudizio è dunque rimandato tra nove giorni, quando il Milan sarà chiamato a vincere e convincere sul campo del Torino. Ma il mirino della critica, non potrebbe essere altrimenti, è puntato sul tecnico serbo. L’accusa è presto detta: è inaccettabile che la squadra, dopo la valanga di milioni spesi sul mercato, abbia addirittura fatto dei passi indietro nel gioco e nei risultati rispetto al “tragico” e balbettante Milan di Inzaghi. E le prime colpe di ogni fallimento, si sa, sono in primis di chi ha la guida tecnica del gruppo.

Il ko contro il Napoli ha mostrato evidenti tutti i limiti tecnici di questo “primo” Diavolo 2015/2016. La mancanza di un gioco chiaro ed efficace, problema ormai cronico dei rossoneri, sembrava una lacuna superabile nel nuovo corso targato Mihajlovic; ma in realtà, nonostante un lavoro sul campo di più di tre mesi per forgiare un Milan offensivo e propositivo, la squadra ha mostrato una sostanziale inadeguatezza alle idee del tecnico. La difesa alta e a tratti “tracotante”, peraltro poco protetta da un centrocampo tanto inconsistente in proiezione offensiva quanto estremamente fragile in fase di non possesso, si è resa protagonista dell’ennesimo flop di questo primo scorcio di campionato. I vari Insigne, Higuain e Callejon, campioni di tecnica e velocità, sono andati a nozze con gli spazi lasciati dalla spavalda retroguardia milanista, in cui sono stati parecchi anche gli errori tecnici dei singoli. Il 4-3-1-2 scelto da Mihajlovic per il Milan, d’altronde, pare poco pratico e (forse) inadatto ai giocatori della rosa. Anche le due punte, deus ex machina contro Empoli e Palermo con i propri pregevoli colpi estemporanei, hanno patito e non poco la totale mancanza di rifornimenti dalle fasce e dalla mediana, venendo facilmente imbrigliati dall’attenta e organizzata difesa disegnata da Sarri.

Ora per Mihajlovic, chiamato a invertire la rotta, sono iniziati giorni decisamente delicati e importanti. Inzaghi lo scorso anno capì subito i limiti tecnici e caratteriali del gruppo e puntò su difensivismo e contropiede, ottenendo in avvio risultati altalenanti per poi crollare alla lunga distanza. Forse anche per questo Milan la via migliore potrebbe essere scendere in campo diversamente, senza arrivare al catenaccio ma giocando con maggiore prudenza: “tradire”  il DNA rossonero (e il volere presidenziale) ma avere un atteggiamento tattico funzionale agli uomini a disposizione, per tornare presto a fare risultati e scongiurare una terza stagione disastrosa consecutiva. La mancanza di un vero trequartista, in grado di saltare l’uomo facilmente e di creare superiorità numerica, potrebbe in più consigliare a Mihajlovic di virare su un 4-4-2 quadrato, accorto e compatto. Il laboratorio tattico di Milanello ha riaperto i battenti: entro il 17 ottobre, giorno di Torino-Milan, Sinisa dovrà trovare la soluzione giusta per tornare a fare punti e rimettere in sesto un’intera annata. Ora, più che mai, sbagliare è proibito.

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