Ma quale Champions?

Le tre vittorie consecutive e l’ottima prova offerta contro la Lazio avevano un pochino illuso tutti, me compreso che tre sabati fa, prima della gara contro l’Atalanta, avevo ancora negli occhi la gara dell’Olimpico. I due match successivi, in cui i rossoneri hanno offerto due prove di scultorea bruttezza, hanno riportato un po’ tutti sulla terra e ridato un’idea tangibile di quella che è l’amara realtà e, molto probabilmente lo sarà anche a fine anno. Si parlava già di Champions, c’è chi addirittura aveva pronunciato la parola “Scudetto”. Invece, un po’ come era già successo nella passata stagione, dopo l’illusorio inizio e i quattro punti tra Napoli e Roma prima della sosta natalizia, di concreto ci sono solo i limiti di una squadra che gioca male e raccoglie anche di più di quello che semina.

Se il Milan nelle gare casalinghe contro Empoli, Sassuolo ed Atalanta avesse raccolto due punti invece dei sette conquistati, infatti, nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo. Sinisa Mihajlovic, a cui comunque vanno concessi vari alibi tra infortuni e una rosa non all’altezza degli obiettivi prefissati dalla società, avrebbe dovuto dare un’anima, un gioco, una personalità alla squadra. Tutti e tre gli elementi si sono visti a tratti, ma, soprattutto il gioco, è venuto a mancare clamorosamente ed inequivocabilmente in lunghi tratti in questo inizio di stagione. Nella gara contro la Juventus, dove contava veramente dare qualche dimostrazione, si è vista una squadra impacciata, lenta, macchinosa, raccolta tutta all’indietro per poi agire di rimessa e contropiede (cosa mai riuscita tra le altre cose). Il secondo tempo contro l’Atalanta, poi, è stato davvero da bollino rosso.

Risultato? Un punto risicatissimo in due partite e zona della classifica che conta ancora e di nuovo terribilmente lontana. Tiri in porta? Un paio, uno a partita ed entrambi allo scadere. Ci sta di perdere alcune partite, ma di vedere certi spettacoli indecorosi, no, i tifosi del Milan e tutto l’ambiente non ne può più. Le cose da salvare sono poche ed arrivano dal baby Donnarumma, sempre più titolare e convincente, dal giovane Alessio Romagnoli che sta diventando pian piano quel leader difensivo che il Milan cercava e dal solito Bonaventura. Poi alcuni sprazzi di Montolivo e Bacca (che comunque servito così e giocando isolato davanti può fare ben poco) ed il nulla più totale. La fase difensiva è leggermente migliorata, è vero, ma non basta, soprattutto se nelle ultime due partite non calci mai in porta.

Come fare per salvare questa stagione che rischia di rivelarsi un altro fallimento, l’ennesimo, il terzo consecutivo? Prima di tutto bisogna sperare che gli infortuni lascino un po’ in pace la squadra, continuare ad investire e puntare sui giovani di qualità (a proposito Mihajlovic dovrebbe dare più spazio a Calabria, visto che Abate e De Sciglio non offrono garanzie né dietro che davanti) e poi operare ancora sul mercato di gennaio, per completare la rosa ed un progetto cominciato in estate, ma poi lasciato clamorosamente intentato. Così, forse la squadra può puntare di tornare in Europa, anche se al momento l’unico obiettivo possibile e realmente raggiungibile sembra il sesto posto che, vincitrice e finalista di Coppa Italia permettendo, varrebbe l’ultimo posto per tornare in Europa. Certo, non sarebbe la cara e vecchia Champions, ma di questi tempi è meglio non fare troppo gli schizzinosi.

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