SM ESCLUSIVO/ Juve-Milan, Maccari (Coisp): “Meno libertà per più sicurezza: tutto passa anche dalla cooperazione con i tifosi”

Intervenuto telefonicamente al nostro programma “SpazioMilan – L’emozione rossonera”, in onda ogni martedì dalle 12 alle 13.40 su Top Calcio24, canale 114 del digitale terrestre, e su WingaTv, canale 63 del digitale terrestre, Franco Maccari, segretario del sindacato di polizia COISP, ha parlato della questione sicurezza relativa a Juventus-Milan di sabato, considerata partita dalla massima attenzione: “E’ vero che si è sensibili solo dopo accadimenti particolari, ma io voglio ricordare una scena di qualche giorno fa, quando Buffon ha deposto una corona di fiori in ricordo delle vittime dell’Heysel. Nonostante fosse un evento di molti anni fa, è sempre vivo nel ricordo di tutti. Noi dobbiamo lavorare tutti i giorni, e non solo per la partita di sabato, ma anche per quelle di tutte le categorie inferiori, perchè non sappiamo dove arriveranno i problemi. Ogni weekend abbiamo diecimila operatori delle forze di Polizia impegnati negli stadi. Dopo quello che è successo a Parigi io spero che ci sia grande cooperazione da parte delle persone, che spesso ad esempio sono restie a farsi perquisire. Dobbiamo capire che bisogna rinunciare ad un pò di libertà, per avere più sicurezza. Anche le società devono capire che i comportamenti illegittimi sono viatico per situazione di pericolo, che poi restano nella memoria a lungo“.

Maccari dice la sua sulla questione relativa ai prossimi Europei in Francia: “Gli Europei non vanno cancellati, bisogna migliorare la sicurezza, lo stadio deve essere un posto di festa dove la gente va a divertirsi. Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo privarci delle cose che piacciono. Ma ripeto, finchè le curve vengono usate per campagne politiche, oppure finchè si strumentalizzano gli incidenti, la situazione non migliorerà. Chiudere le frontiere? Anche se volessimo, non saremmo in grado di farlo. Ad esempio ieri a Ventimiglia, che è uno dei varchi più pericolosi dopo i fatti di Parigi, non avevamo nemmeno una pattuglia. Oggi quello di chiudere le frontiere è uno slogan più che una reale possibilità“.

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