La qualità è la stessa, si intravede l’organizzazione: adesso il gioco esalta Bonaventura e compagni

Una cosa traspare dall’undicesimo turno di campionato: il Milan c’è. Almeno geograficamente è lì, appena sotto al vertice, sotto a quel gruppone di squadre tanto elogiate. A soli tre punti da un Napoli inarrestabile. A meno cinque dalla vetta abitata da Inter e Fiorentina. Strana coppia: due squadre agli antipodi per struttura e filosofia di gioco. Esemplificazione di come nel nostro campionato serva il giusto connubio tra qualità e quadratura. La qualità fine a se stessa in Italia storicamente non basta. Deve essere supportata dal rigore tattico: paradossalmente, deve essere inquadrata, altrimenti si rischia di perdere qualcosa di essenziale. Deve averlo capito, ma già lo sapeva, anche Sinisa Mihajlovic. Tra il dire e il fare, però, lo sappiamo c’è di mezzo il mare e questo Milan ha cominciato a nuotare. Sia chiara una cosa: la qualità è sempre la stessa, poca a detta di molti.

Eppure domenica sera all’Olimpico si sono visti flash stupefacenti. Trame di gioco importanti, addirittura da squadra, si è ripassata un po’ di geometria calcistica, si sono visti passaggi in rapida successione, cambi di gioco, passaggi filtranti con il giusto giro a mettere un fenomeno assoluto come Bacca davanti alla porta, addirittura un elastico “funzionale”. Vogliamo parlare di Jack Bonaventura, proprio lui: esempio di giocatore “funzionale” e di qualità. “Non si vince con Bonaventura”, sentenziano i parrucconi non conoscendo la storia. Non conoscendo il parallelismo con Roberto Donadoni: acquistato nell’estate del 1986 proprio dall’Atalanta e diventato il centrocampista più intelligente e duttile d’Europa. Ma al giorno d’oggi se non costi 40 milioni e non provieni dal Monaco non sei nessuno. Solo top player, altrimenti non si vince. Come se la qualità fosse un concetto fatto e finito.

Il Milan dispone di individualità eccellenti purtroppo quasi sempre ofuscate dalla qualità del gioco. Contro la Lazio si è intravisto un minimo di organizzazione tattica che nel calcio è tutto. Il rigore tattico favorisce buone trame di gioco che esaltano le qualità dei solisti. Permangono limiti strutturali evidenti: inammissibile in mezzo al campo l’assenza di un regista in grado di congelare il gioco nella fase di gestione della palla, ma la disciplina tattica esibita con determinazione e l’intensità di gioco viste domenica sera all’Olimpico possono sopperire a questo deficit storico.

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