L’opposto 2015 di Nigel e Ricky: in 12 mesi gerarchie ribaltate

Nigel De Jong e Riccardo Montolivo: arrivati a fine anno è tempo di bilanci anche per loro che nel 2015 hanno vissuto momenti opposti, si sono incrociati ma quasi mai incontrati e il loro futuro sembra definito in due sensi opposti.

L’olandese all’inizio dello scorso anno aveva la fiducia massima di Inzaghi che l’ha sempre schierato titolare quando l’aveva a disposizione. Nel centrocampo a tre di Super Pippo l’ex City ha militato sempre davanti alla difesa, risultando uno dei giocatori più apprezzati dai tifosi per la voglia e la determinazione dimostrata ogni volta, nonostante i limiti d’impostazione evidenti. Nelle sue corde non c’è mai stato il genio del regista che lancia i compagni, che verticalizza per le punte o che trova varchi per scardinare le difese. E’un altro tipo di giocatore, fondamentale in una squadra ma con caratteristiche diverse da quelle di un centrocampista di qualità. In estate è stato protagonista del tira e molla sul rinnovo del contratto che alla fine è arrivato: triennale e la consapevolezza di essere ancora importante per la squadra. Con Mihajlovic sembrava proseguire quello interrotto con Inzaghi, nelle prime uscite il 34 era regolarmente al suo posto, fino al derby quando rimase fuori proprio per Montolivo. Poi un paio d’esperimenti con l’ex viola in mezzo e lui mezz’ala, per arrivare a fine settembre contro il Genoa. Da quel momento solo panchine, fino al disastroso ritorno con il Verona, al fianco proprio del Monto nel 4-4-2. Rigore e rosso, episodio decisivo per il pareggio finale. A gennaio potrebbe partire, 365 giorni dopo lo scenario si è totalmente ribaltato.

Così come per Montolivo che l’anno scorso ha vissuto un calvario dovuto all’infortunio alla tibia in Nazionale nella stagione precedente. Inzaghi praticamente non l’ha mai avuto al meglio, lo ha spesso rimpianto ma nelle poche partite giocate la forma non al top ha inciso parecchio. Confermato in estate dopo un interessamento di fine mercato della Juve, all’inizio era un capitano panchinaro, la società e il mister a parole gli riconoscevano la leadership, ma il campo non lo vedeva mai. Fino alla staffetta con Nigel nel derby: da quel momento non è più uscito, diventando all’improvviso inamovibile, sia a tre in mezzo che con il nuovo modulo coi due mediani. Fischiatissimo contro l’Hellas, il capitano si è lui stesso auto criticato, dimostrando consapevolezza e maturità. Le geometrie, che piaccia o no, che ha nei piedi sono uniche in rosa, in Serie A nessuno  ha recuperato più palloni ma il tifoso rossonero si è abituato bene e ha individuato lui come il colpevole di quasi tutti i mali tecnici della squadra. A gennaio non partirà e se non arriverà nessuno continuerà e contribuire alla causa. 12 mesi iniziati in un modo e finiti in maniera completamente opposta. Probabilmente insieme formerebbero la coppia meglio assortita ma il capitano e il suo fedele vice insieme li vedremo solo seduti ai lati di Mihajlovic in conferenza stampa…

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