Continuità, questa maledetta sconosciuta. Qual è il vero Milan?

Punto e a capo. Non facciamo neanche in tempo ad elogiare una bella vittoria, condita da una prestazione esaltante, che subito veniamo smentiti la settimana successiva. Chi pensava che il Milan avesse trovato la strada giusta con il 4-4-2 dopo i quattro gol rifilati alla Sampdoria, ha assistito attonito al posticipo domenicale di Modena, sfida che avrebbe dovuto dare conferme e certezze a Sinisa Mihajlovic, ma che invece ha contribuito solo ad alimentare dubbi e a rimandare (semmai avverrà) l’aggancio al treno delle posizioni di classifica che contano. Fatto sta che a dicembre inoltrato, a quattro giornate dalla giro di boa e a due partite dalla sosta natalizia, non si capisce ancora bene di che pasta sia fatta questa squadra e quale può essere il suo vero obiettivo stagionale.

Siamo quasi a metà stagione e, al momento, il Milan è ottavo in classifica, a sette punti dal terzo posto (obiettivo stagionale dichiarato) e ha passato a stento il primo turno di Coppa Italia, avendo non pochi problemi a piegare la resistenza del Crotone che, anche se primo in classifica, è pur sempre una compagine che milita nel campionato cadetto. Il tutto senza dimenticare che in estate si sono investiti 90 milioni di euro sul mercato e la squadra non ha impegni europei che la possano distrarre dagli impegni in Campionato. Il bilancio non può essere positivo, ma è anche vero che a Mihajlovic deve essere dato il tempo di lavorare, di plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza e di recuperare alcuni giocatori importanti che, per i vari infortuni, non ha mai (o quasi) avuto. Ci potrebbe essere, inoltre, il mercato di gennaio che dovrà colmare le lacune di una rosa costruita con fretta e poca parsimonia.

Il problema è che questa squadra non sembra avere mezzi termini. Passa da prestazioni scintillanti, o comunque confortanti, dove si vedono buone trame offensive, a partite inguardabili, in cui la sterilità della prima linea e l’inefficacia del centrocampo sono allarmanti. Il Milan che ha giocato, vinto e divertito in casa contro la Sampdoria era lo stesso (sia per modulo che in quanto agli undici titolari) di quello di scultorea bruttezza che è sceso in campo a Modena (a parte Antonelli, sostituito da De Sciglio). Eppure sembrava che una settimana prima il tecnico serbo avesse impiegato i fratelli gemelli, di quello schierati la settimana dopo, ma molto più forti e concentrati.

Il Carpi, intanto, rappresentava un’occasione imperdibile per poter dare continuità ai risultati e per riportarsi a ridosso delle prime sei (sette se si considera il sempre più sorprendente Sassuolo di DI Francesco). Niente da fare. Il Milan ha cercato la vittoria solo nei minuti finali e, per larga parte del primo tempo, è stato a lungo in balia dei romagnoli, con l’ex Borriello che da solo teneva in apprensione la retroguardia rossonera. Il primo passo verso il filotto di vittorie consecutive da qui alla sosta chiesto da Mihajlovic è stato dunque fallito. Ora, bisognerà battere il Verona domenica a San Siro, altrimenti potrebbe essere già troppo tardi per puntare a qualsiasi obiettivo che ci si era prefissati in estate.

 

 

 

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