Ossessione trequartista: con il Boa e Menez si può riprovare

Milan, Mihajlovic e il trequartista, il discorso non è ancora chiuso. Siamo giunti ormai alla sosta natalizia, è ora di tirare qualche somma, e se pensiamo a come i rossoneri erano partiti nel precampionato, è evidente che molte cose sono cambiate. Una su tutte il modulo. Una delle poche certezze dalla quale si ripartiva a luglio era proprio il modulo, quello col trequartista, che oltre ad essere stato da sempre il marchio di fabbrica del tecnico serbo, è anche quello preferito dal Presidente Berlusconi, sul quale tanto già aveva insistito ai tempi di Ancelotti. Anzi, con ogni probabilità è stato il motivo questo che ha spinto la società a scegliere proprio l’ex interista per la panchina del Milan.

Ma nonostante il progetto, il mercato estivo inspiegabilmente non si è mosso in ottica fantasista e Miha, iniziata la stagione, si è trovato costretto a ricercarlo in casa, provando sia Bonaventura, sia Honda, con risultati piuttosto deludenti. E allora, ormai è storia, si è deciso di optare per un altro sistema di gioco, passando prima dal 4-3-3 per arrivare all’attuale ed inedito 4-4-2, che al momento sta dando buoni frutti. Il discorso sembra quindi chiuso, la quadra trovata. E invece no, perché il rientro di Menez e il tesseramento di Boateng fanno pensare a tutt’altro, fanno pensare ad un dietrofront tattico che avrebbe dell’incredibile. Il Presidente si è già espresso positivamente infatti e il loro ritorno, perché per entrambi si può parlare di un ritorno, potrebbe spingere l’allenatore rossonero a rivalutare il progetto di inizio stagione.

Per il francese sarebbe più che altro un esperimento perché, come sappiamo, in passato si è espresso al meglio come seconda punta o, come è successo la scorsa stagione, da falso nueve: Menez è un giocatore tatticamente anarchico e schierato dietro gli attaccanti potrebbe essere poco congeniale alla causa. Ma Berlusconi lo vorrebbe vedere lì e provare non costa nulla. Boateng invece quel ruolo lo sa fare, quando è in forma anche molto bene, e nei primi due anni con Allegri in quella posizione ha raggiunto l’apice della sua carriera, conquistando anche la maglia numero 10, fino a prima indossata da un certo Clarence Seedorf. Le premesse per tornare al 4-3-1-2 quindi ci sono tutte, ma l’interrogativo resta incalzante: quanto potrebbe essere rischioso cambiare tutte le carte in tavola, proprio ora che la squadra sta trovando solidità ed equilibrio?

 

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