Gattuso al CorSport: “Non è più il Milan, certe cose una volta non succedevano. Su Balotelli…”

Archiviata l’esperienza a Creta, oggi Gennaro Gattuso gongola dopo aver portato (per ora) il Pisa al terzo posto del girone B della Lega Pro. “La ragione principale è il gruppo, questi ragazzi mi seguono ed è una grande soddisfazione”, spiega Ringhio in un lungo colloquio al Corriere dello Sport. Un’intervista che non può non toccare i temi della stretta attualità rossonera, alla quale Gattuso resta legato indissolubilmente.

“Bisogna ringraziare la famiglia Berlusconi e Adriano Galliani per quello che hanno fatto – spiega l’ex centrocampista rossonero -. Per 22-23 anni è stata una delle squadre più importanti al mondo, per quello che esprimeva sul campo e per l’organizzazione del club. Negli ultimi anni non è più il Milan. Ci sono meno soldi, ma sono soprattutto le scelte che lasciano a desiderare: si parla di giovani e poi dopo sei mesi vengono ceduti in prestito, poi si punta su un allenatore giovane e si cambia subito idea. Una volta tutto questo non succedeva. E ancora: “L’esempio per il Milan oggi deve essere la Juve, prima squadra italiana che, cambiando, ha preso uno stile inglese o tedesco, ha uno stadio di proprietà e soprattutto ha messo gli uomini giusti al posto giusto”.

Sogni futuri sulla panchina del Milan? “Il mio sogno è fare questo lavoro come lo sto facendo adesso, alzarsi la mattina ed essere contento di andare al campo – risponde Ringhio -. E’ normale che vorrei vincere qualcosa di importante, ma ho la passione e l’umiltà di imparare. Io oggi mi sento realizzato“. Un accenno anche a Mario Balotelli: “Ha meno tempo ora per tornare al livello dei suoi primi anni in A, ma la sua priorità è recuperare dalla pubalgia e dimostrare in campionato che è migliorato. Tocca a lui mettere in difficoltà Antonio Conte“. E l’Inter? “Rivedo la Juve di Capello, è forte fisicamente, non gioca un calcio bellissimo, ha giocatori antipatici, duri, che si fanno odiare in campo. Felipe Melo? Anche Medel e la linea difensiva, sempre cazzuta“. Carezze finali per Carlo Ancelotti: “Ho lavorato con lui per sette anni e mezzo e non ho mai sentito un giocatore rimasto fuori che abbia parlato male di lui. E’ merito della sua umanità. Senza dimenticare che calcisticamente è un maestro, mi colpisce ancora oggi il modo con cui tratta i giocatori, come ci parla. Ho corso tanto per lui… Ho vissuto la vera crescita della mia carriera, stavo benissimo fisicamente, gli coprivo il campo. Oh, per tanti anni ho fatto il terzino destro: Cafu faceva l’ala e io stavo là dietro”. 

Impostazioni privacy