Una finale per diventare grandi

Il Milan torna a giocarsi una finale cinque anni dopo la Supercoppa Italiana del 2011 a Pechino, nel derby contro l’Inter. Dopo il rotondo 5-0 rifilato all’Alessandria i rossoneri sono diventati la prima finalista di questa Coppa Italia.  Le doppiette di Menez e Romagnoli e il sigillo finale di Balotelli hanno regalato un traguardo a suo modo storico perchè arriva dopo 12 anni dall’ultima finale della coppa nazionale, nel 2003 contro la Roma.

Il cammino di questo Milan è stata  agevole, ma non certo per colpa degli uomini di Mihajlovic. Perugia, Crotone, Sampdoria, Carpi e appunto Alessandria non sono stati ostacoli insuperabili, finale doveva essere e finale sarà. Probabilmente la sfidante sarà la Juventus, in quello che sarebbe un rewind meno prestigioso di quell’ultimo atto di Manchester per la conquista della Champions 2003, ma comunque importante. Per la squadra, per l’ambiente, per i giocatori non abituati a vincere e sicuramente per il tecnico, sempre incerto sul suo futuro. Un traguardo da applaudire, con misura e soddisfazione, pensando che battere questa Juve sarà durissima ma con la consapevolezza che nelle gare secche tutto rimane aperto e tutto è imprevedibile. Una finale che va vissuta come premio di questa stagione che ultimamente sta avendo contorni positivi. Era il secondo obiettivo dopo il campionato: un traguardo impronosticabile a inizio stagione ma molto importante in ottica futura.

Abituarsi a giocare match che valgono un trofeo è il primo passo per tornare grandi, per ridare quella mentalità dominante e vincente che si costruisce solo in questo modo, avendo sempre più fame di raggiungere traguardi impensabili. E se poi la Juve dovesse cucirsi addosso il tricolore allora questa finale bianco-rosso-nera si ripeterebbe in Supercoppa: potrebbero esserci due finali in tre mesi, normalità per il Milan che torna a respirare il profumo delle grandi serate gloriose.

 

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