Una stagione da finire, una dignità da salvare

Una stagione che sembrava aver preso la piega giusta e lasciava intravedere qualche spiraglio di luce in fondo ad un tunnel in cui, purtroppo, si è dentro da troppo tempo ormai. Una stagione che sta tornando ad avere contorni foschi e nubi intense sopra le teste di tutti i rossoneri. Il Milan, che fino a due settimane fa pensava addirittura di potersi giocare un terzo posto comunque quasi impossibile da raggiungere, è tornata ad essere la squadra incompleta, incostante, avvilente della prima parte di stagione. Dopo la sconfitta contro il Sassuolo ed il pareggio di Verona sembra essersi già spezzata la positività di due mesi fatti come si deve.

Certo, questa squadra è da sesto posto, non ci prendiamo in giro, per come è stata costruita (male), per i limiti che sembra avere in tutti i reparti (o quasi) e per la mancanza di carattere e personalità che sembra avere in tanti, troppi uomini nei momenti chiave della stagione. E allora, con una finale di Coppa Italia da giocare il 21 maggio, si deve cercare di finire al meglio questo Campionato, di difendere il sesto posto (obiettivo minimo, ma l’unico alla portata) e di onorare al meglio la maglia e l’affetto dei tifosi, tornando, se possibile, a lottare in campo e dare il massimo in ogni allenamento.

I limiti di una rosa troppo corta si sono evidentemente visti anche ieri, quando la squadra ha dovuto rinunciare a Montolivo e Niang, soprattutto, Kucka e Donnarumma (anche se Abbiati è stato decisivo). Il Milan non ha riserve all’altezza dei titolari e non ci sentiamo di condannare il Mister quando dice che con questa squadra è difficile fare di più. Segno di un rapporto che, purtroppo e con ogni probabilità, finirà a fine stagione, segno di una delegittimazione presidenziale che pesa quanto un macigno.

Ora, però, da oggi in poi, c’è bisogno di vedere chi sono i veri uomini, chi merita davvero di indossare la gloriosa (anche se ormai da troppo tempo “calpestata”) maglia rossonera, chi lotterà fino alla fine per una cosa che va ben al di là del risultato sul campo. Mihajlovic ha cercato, e a tratti c’è anche riuscito, di costruire un gruppo di uomini, prima ancora che di calciatori. Ed ora, da qui alla finalissima di Roma contro la Juventus, c’è bisogno soprattutto di due valori che i calciatori devono mettere in campo: rispetto e dignità.

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