Tempo, gioco e Berlusconi: a Brocchi servono i gol di Bacca e Balotelli

Berlusconi Barbara Galliani Montolivo

Ad Arcore le convinzioni vacillano e i dubbi aumentano, ma tornare sui suoi passi e richiamare Mihajlovic sarebbe l’ultima cosa che farebbe Berlusconi. Di certo la motivazione con cui il presidente ha allontanato l’ex allenatore (“Mai visto giocare così male il Milan”) stride parecchio con la prestazione di Verona. Perché il Diavolo è stato inguardabile. Evidentemente la spinta propulsiva del cambio in panchina si è esaurita appena messi i piedi fuori da Marassi.

Adesso Brocchi (ieri si è dedicato al Master di Coverciano, seguendo anche l’allenamento della Fiorentina di Sousa) più che con il cerino in mano si ritrova a maneggiare una testata nucleare. Sapeva bene quanto fosse alto il rischio di scottarsi visto il contratto in scadenza e le missioni aziendali di tornare in Europa e soprattutto di far giocare bene la squadra. Ma non si sarebbe mai aspettato di dover gestire un gruppo così spento e privo di amor proprio e collettivo. A parte rari casi, quasi mai i calciatori di questa rosa hanno dato la sensazione nel corso della stagione di proteggere nei fatti la posizione del mister. Poi c’è anche l’aspetto tecnico-tattico, perché i rossoneri sono costruiti male se il primo obiettivo è sempre quello di convincere Silvio e dominare gli avversari grazie al possesso palla. Pensare oggi alla finale di Coppa Italia mette i brividi, scrive La Gazzetta dello Sport.

La svolta non è arrivata, Berlusconi preme ed esige, i tifosi sono lividi di rabbia – quasi 3000 persone gli hanno già chiesto sulla pagina di Facebook di vendere la società – e il tempo stringe. Soluzioni? Una reazione generale d’orgoglio e poi, risolte le grande con Bacca, riaffidarsi ai suoi gol. E magari puntare tutto su Balotelli, precario come lui e alla disperata ricerca della conferma.

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