Milan, a Bergamo il segnale della resa: progetto fallito. La colpa è anche di Mihajlovic

L’hanno lasciato solo e solo è rimasto per dieci secondi: fermo e senza muovere un muscolo davanti alla sua panchina, pieno di rabbia per la vergognosa prestazione della squadra. A Bergamo, in quel momento, Mihajlovic avrà capito che quasi tutto era perduto, reagendo con l’ordine, condiviso dalla società, di andare subito in ritiro. Decisione digerita dai giocatori, magari meno da Bacca e i Nazionali, avvisati per tempo delle conseguenze di una prova del genere.

Rimanere barricati a Milanello (almeno) fino a sabato è l’estremo tentativo, ma anche, ammette La Gazzetta dello Sport, il segnale della resa: il progetto è fallito, i rossoneri hanno qualche punto in più dell’anno scorso però non c’è differenza nell’incedere zoppicante di una squadre grande nel nome ma ricca di piccoli calciatori. Adesso il Sassuolo è addosso, a -1, e la Juve potrà solo fare andare oltre ai limiti – enormi e sempre più visibili – ma non risolverò molto. Meglio fotografare bene la realtà e cercare di cambiarla iniziando dal mercato. L’allenatore si prende le colpe e in effetti non si possono ignorare: il Diavolo non possiede un gioco definito, fatica a salire col pallone, è estemporaneo nelle azioni , si muove spesso sull’errore dell’avversario. E sottolineare la quantità di lavoro che si svolge in settimana aggrava la situazione.

Sinisa non sarà mai l’unico né principale colpevole. Anche perché se gli manca Honda e deve mettere De Sciglio esterno alto, c’è qualcosa che non va. Società, tecnico e rosa meritano la stessa bocciatura. Milan in ritiro dopo quasi un anno, quando non c’erano mai andato in presenza dei campioni che hanno fatto la storia. Come Gattuso. Era ieri, sembra passato un secolo.

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